Daniela Uva
Incredulità, emozione, sollievo. Ma soprattutto tanta gioia. È la fine di un incubo per Milano e per tutta lItalia. Clementina Cantoni è libera, pronta a tornare a casa dopo 24 giorni di prigionia a Kabul. La città apprende la notizia nel tardo pomeriggio. I primi a saperlo sono i cittadini presenti in piazza Duomo per assistere alla manifestazione di chiusura della campagna referendaria in favore del «Sì». È lattrice Lella Costa a dare lannuncio dal palco. Prima un lungo applauso, poi la felicità, incontenibile, mentre cominciano a giungere le prime conferme da parte della Farnesina e degli stessi genitori di Clementina Cantoni. Che da casa assistono allarrivo di decine di giornalisti e di semplici curiosi ansiosi di guardarli da vicino e di condividere con loro limmensa emozione.
In via Jan è un continuo viavai: persone sorridenti e visibilmente colpite, altre incredule e con lo sguardo interrogativo. «Ma che sta succedendo qui, lhanno liberata? - si chiede Paolo Sala -. Non lo sapevo, lo sto apprendendo solo adesso. Sono molto contento, Clementina si è fatta rispettare e ha reso onore allItalia con il suo grande impegno umanitario». Finalmente si torna a sorridere, anche se lansia sparirà del tutto solo quando «Clem» tornerà a casa. «Spero non succeda quello che è accaduto nel caso di Giuliana Sgrena - si augura Nunzia Liguori, che da 10 anni lavora proprio di fronte allappartamento della famiglia Cantoni -. Voglio rivederla qui sana e salva. Sono stata in apprensione per la sua sorte, ora partecipo alla gioia della sua famiglia». «È assurdo che chi va in quei posti per fare del bene debba trovarsi in queste situazioni - continua Mario Rosato -. Adesso mi auguro che stia bene e soprattutto che vicende così non capitino più, è necessario che chi vive in posti come lAfghanistan capisca che persone come Clementina sono lì per aiutarli».
In pochi conoscono la famiglia Cantoni, persone molto riservate, come conferma Rosanna Sincic. «Si vede da come hanno gestito lintera vicenda - dice -. Io non ho mai avuto modo di incontrarli, sono comunque molto contenta che il sequestro di Clementina si sia risolto nel migliore dei modi». In un bar vicino allabitazione è lora dellaperitivo. Anche qui la notizia della liberazione della 32enne operatrice di «Care International» arriva improvvisa. «Avevo visto lassembramento davanti al civico 4, ma non sapevo cosa fosse successo - racconta Marco Pedron -. Siamo sempre stati solidali con lei. Io ho lavorato qui per due anni. Non conoscevo Clementina, solo i suoi genitori di vista».
«Neanche io lavevo mai incontrata qui - continua Fulvio Mauri in un momento di pausa - ma ho sempre fatto il tifo per lei».
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