Colori e piante per la casa di Alberto Venturini

Il creatore delle scarpe per le star del cinema e della tv: «Amo un arredo che sia sempre in armonia coi tempi»

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Antonello Mosca

Alberto Venturini ha sempre prodotto calzature per marchi non suoi, poi da creativo e manager di grande valore, ha sviluppato l'idea di creare una collezione di calzature per un pubblico particolare. Quello delle star, dello spettacolo, della televisione, del cinema.
Tacchi alti, decorazioni, allacciature sottili e di impatto. Il successo è stato enorme e il marchio «Why.it» ha conquistato un pubblico molto più ampio, in ogni parte del mondo. Da qui la diffusione attraverso negozi plurimarca, show room monomarca, franchising in mercati sempre più vasti e importanti. Personaggio di valore e altamente creativo, Venturini ci parla della sua casa, «una realtà che lo ha sempre coinvolto - come dice lui stesso - e alla quale ho da sempre dato la più grande importanza. La mia attività è davvero stressante, perché forse sono un perfezionista ed amo curare ogni dettaglio, ogni iniziativa, ogni nuova creazione e possibilità di successo. Quindi la casa non può che essere un rifugio, un luogo dove rilassarsi, dove ritrovare momenti di intimità».
Con il suo carattere è difficile arredare secondo un filone ben preciso.
«Esatto, la mia casa e il suo arredo rispecchia appieno la mia personalità, e quindi mi circondo soltanto di cose che mi colpiscono, che mi affascinano, che abbiano qualcosa in comune con il mio senso estetico, senza procedere a ragionamenti tradizionali o seguire schemi comuni. Così non è nemmeno un luogo di rappresentanza, perché in realtà è il mio microcosmo. Ritengo importante che sia curata e confortevole, che possa essere luogo nel quale un ospite possa sentirsi a proprio agio, ma resta un luogo molto privato».
Quindi non c'è uno stile che ama di più.
«È così, perché non posso dire di avere uno stile d'arredamento che mi piaccia in maniera preponderante rispetto ad altri: preferisco guardare all'insieme, agli effetti, e poi ho il vizio di cambiare il tutto abbastanza frequentemente, anche tenendo conto delle mode, delle tendenze, degli stati d'animo, delle cose che posso trovarmi davanti nei miei viaggi per il mondo».
Com'è il suo soggiorno?
«È molto ampio, con il pavimento in granito indiano, grandi divani dove rilassarsi e conversare; molte piante esotiche e poche suppellettili. Protagonista della stanza è poi il mio pianoforte a coda. Alle pareti sono delle tele del primo Novecento, un periodo che amo particolarmente».
E la camera da letto?
«Ho un letto a tre piazze, ricoperto da cuscini. L'arredo è certamente particolare, perché vi troneggia un ampio specchio con una cornice in argento antico, materiale con il quale sono le strutture delle poltrone, rivestite però in cavallino bianco e nero. Un grande lampadario in cristallo e a terra un tappeto rosa antico. Per l'armadio, a muro, ho incaricato un pittore di talento di dipingerne le ante».
Anche la cucina è particolare?
«Non credo, anche se dispone di una grande isola centrale dove sono fuochi e cappa. Le attrezzature non mancano, come un grandissimo frigorifero».
Colori e tessuti?
«Sono tutti intonati ai vari ambienti, della casa, a direi che preponderanti sono il rosso, il nero, l'argento antico, tonalità che mi sembrano in armonia con il grande gioco delle piante esotiche e con la particolarità del pavimento».
Una casa lontana da schemi visti fin troppo, e un creativo come lei come vede il mondo del design e dell'arredamento che oggi propongono giornali e show room?
«A mio avviso bisognerebbe che ci fosse da parte dei creatori una maggiore ricerca sul colore, perché tutto mi sembra omologato, toni tenui, bianchi fino all'esasperazione, accostamenti solidi e collaudati.

Credo che, nella maggior parte dei casi quasi tutto quanto viene esposto in fondo suggerisca un arredo per una casa dove convivono tanti mobili dalle linee squadrate ricchi di ricordi minimalisti e che generano un gran senso di vuoto e di banalità».

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