Dicono che sia morta. Raquel Welch, Lei. Se è così ed è così, non è giusto anche se il sogno resta tale.
Perché ci fu un tempo in cui lei impersonificava la Donna, aveva tutto, optional inclusi e so già che l'immagine potrà creare qualche metoo di repertorio. Ma era proprio così. Un due pezzi fatto Raquel, prorompente, inquietante, basta estrarre da una cesta un altro aggettivo e non sarebbe sufficiente per raccontare e ricordare, disegnare il suo fisico, la sua sensualità, forse ultimo esempio prima dell'invasione delle Twiggy, dalla quarta alla prima, siamo alle misure del reggipetto.
Ma qui, ed è comprensibile, sto forse riguardando a memoria uno dei cento calendari appesi nelle officine o nelle cabine dei camion, poster fotografie-inserto delle riviste dei migliori anni della nostra vita, dall'adolescenza in sù.
Quando apparve vestita per l'appunto con il bikini in pelle, Jo Raquel Tejada, questa all'anagrafe, creò lo scompiglio. Lei era di Chicago, e già ci siamo con il fascino della città di gangster e pupe, il padre Armando Carlos Urquizo Tejada era un boliviano, ingegnere aeronautico, sua madre, Josephine Sarah Hal, americana di scontata araldica irlandese volle portarla a studiare danza classica e, per fortuna nostra e di milioni di altri, la piccola Raquel, rossa di capelli e lunghissima nelle gambe, seguì il suggerimento del maestro di ballo, non era adatta a stare sulle punte, meglio sfruttare altro di quel fisico e darsi ai concorsi di bellezza, a quattordici anni portò a casa la prima corona di miss photegenic. Armando e Josephine si lasciarono e Raquel si diede al teatro, ottenendo anche una borsa di studio.
Era una tipa che ti faceva vedere le stelle e infatti le offrirono un posto di meteorina in una stazione televisiva. Esperienza di passaggio. Poi il cinema. Welch aveva ventisei anni e il film, dal titolo Un Milione di anni fa, faceva presupporre che nella preistoria non abitassero soltanto Wilma con la clava e i parenti Flintstone ma proprio donne scappate al paradiso terrestre. Il bikini rappresentò la svolta epocale, con lei toccò lo stesso a Ursula Andress, sempre minicostume da bagno per fare impazzire la qualunque. Narrano le biografie di matrimoni quattro, figli due soltanto, Tahnee e Damon dal primo consorte, già filarino ai tempi del college. Raquel Welch se ne è dunque andata a ottantadue anni e di lei non si avevano più immagini, sfilate, passerelle, soltanto una memoria antica difficile da trasmettere alla generazione zeta.
Dicono comunque che la sua bellezza, soprattutto del viso curato fosse frutto di un unguento utilizzato dagli allevatori sulle mammelle delle mucche. L'effetto sarebbe stato stupefacente e lady Welch non nascondeva il trucco naturale.
Il suo tempo fu quello successivo a un'epoca piena di Marilyn, di bionde maggiorate, dalle pelle diafana e lo sguardo sensuale, il fascino latino e il colore ambrato della pelle di Raquel prese corpo, in tutti i sensi e fece saltare il tavolo. La ribattezzarono Beautiful Body, le iniziali cercarono di aprire un derby con la BB di Francia, altra roba, altra femmina, altri film ma lo stesso effetto sul mondo dei maschi allupati nei cinematografi di tutto il mondo.
Per l'almanacco del cinema risultano 33 film in tutto e fra questi pure uno improbabile, diretto da Eduardo de Filippo, Spara forte, più forte... non capisco, del 1966, con lei sul set recitava Marcello Mastroianni che aveva già fatto i conti con le forme strepitose dell'Anitona, cioè la Ekberg (che poi scoprimmo doversi pronunciare Ekberi). Nella pellicola Raquel interpretava il ruolo di Tania Montini, parlando con accento e parole napoletane, ovviamente doppiata da Noemi Gifuni. Servì per aumentare la sua fama in Italia ma chiudere,forse, la carriera di Mastroianni.
Va segnalato, tra i trofei, il Golden Globe come migliore attrice ne I tre moschettieri, del 1964, con Oliver Reed,Christopher Lee, Gerladine Chaplikn, Faye Dunaway, Charlton Heston, così per dire. Tra le nomination più aderenti, quella di Empire, nel 95 come una delle cento attrici più sexy della storia cinematografica, confermato dal terzo posto assegnatole da Playboy.
Ovvio che il tempo e il nuovo cinema la portarono i margini di Hollywood ma non ne fece affatto un dramma e non la portarono a crisi depressive e a manifestare la propria insofferenza in televisione.
Anzi ha avuto la dignità di accettare l'altra età, quella privilegiata di chi può osservare il film della vita altrui, in uno star system che brucia attori e attrici, vittime della droga, dell'alcool. Raquel Welch è stata lei una droga naturale, un viaggio onirico notturno per un generazione che nel buio delle sale cinematografiche sognava impossibili innamoramenti.
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