Comandare è un'arte che si impara a 9 anni

Provate a dire a un bimbo di 4-7 anni di non mettersi una maglietta ormai stretta o che gli slip appena comprati sono belli e bisogna sostituirli ai vecchi e sarà come dichiarare aperte le ostilità; viziati? Forse, ma la verità è anche che, già così piccoli, i bambini non vogliono assolutamente rispettare regole che ne limitino l'identità o invadano gli spazi. Quanto invece a «comandare», bisogna aspettare i 9 anni e comunque la massima autonomia decisionale si sviluppa tra i 15 e i 20.
È quanto emerge da due indagini pubblicate sulla rivista Child Development. I ragazzini più decisionisti, quelli che danno di più filo da torcere ai genitori, sono le femmine e i figli di persone con alto livello di istruzione. Dallo studio di Kristin Lagattuta dell'Università di Davis, emerge che i bambini disobbediscono e vogliono decidere già a 4-7 anni quando sono in ballo regole riguardanti il vestirsi, il gioco o gli amichetti. Invece per fortuna obbediscono se la regola ha una valenza morale, ad esempio non rubare, segno che già a quell'età i bimbi sono capaci di capire e rispettare regole di questo tipo. «Avere un certo grado di controllo personale - spiega Lagattuta - è vantaggioso per lo sviluppo del senso di identità e per la salute mentale del bimbo», ma questo non significa che i genitori debbano arrendersi tout-court di fronte alle decisioni del figlio. Sono stati battezzati i «nativi digitali» perché sono nati immersi in un mondo fatto di internet, realtà virtuali, chat e social network, sono flessibili e scattanti, con le giornate piene di attività più di un manager. In una parola sono più svegli delle precedenti generazioni e guai a dire loro cosa devono o non devono fare.
Gli psicologi Usa sono quindi andati a studiare in quali condizioni versa l'autorità genitoriale, monitorando l'età in cui si sviluppa l'autonomia decisionale. Studiando i comportamenti di 60 bimbi di 4-7 anni di fronte a regole di vario tipo, è emerso che già a quest'età i bambini sono capaci di capire il valore morale di certe regole e le seguono. Invece altre regole non gli vanno proprio giù e per i genitori diviene un estenuante braccio di ferro farle rispettare.
Qualche esempio? Se vostro figlio si è messo in mente che vuole giocare con un certo amichetto o che vuole vestirsi in un certo modo, non gli farete cambiare idea. Il problema è che già a quell'età i bambini sono restii al rispetto di regole che limitano la propria identità o invadono i loro spazi.
L'altro studio, condotto presso la Pennsylvania State University, ha indagato invece su 200 famiglie i vari campi di autonomia dei figli e a quale età emerge l'indipendenza decisionale. È emerso che tra 9 e 14 anni i bambini iniziano a prendere le prime decisioni da soli: si comincia da cose che riguardano aspetto fisico, attività, scuola, mentre ancora non sono indipendenti per salute, orari, lavori domestici. Il picco di decisionismo (che spesso coincide con l'inasprirsi degli scontri genitori-figli) compare tra 15 e 20: in questa fase anche gli orari di rientro o della buonanotte sono messi in discussione, come pure le faccende domestiche. Infine nella tarda adolescenza (18-20) i genitori sembrano avere voce in capitolo soprattutto su questioni di salute e soldi, mentre negli altri campi i figli «spadroneggiano».

Ma non bisogna darsi per vinti: «Laddove ci siano decisioni che coinvolgano il senso di identità del bambino, come la scelta dei vestiti, il genitore non deve rinunciare a farsi obbedire ma deve fornire al piccolo qualche spiegazione in più della sua decisione ed essere persuasivo, lasciando, quando possibile, alcune opzioni di scelta».

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