Dopo una risposta del genere viene il dubbio: l’intervistato è sotto l’effetto di psicofarmaci? È capace di intendere e volere? Si può continuare a porre domandesenza incappare nella circonvenzione d’incapace? Il cronista di Repubblica , evidentemente, supera i dubbi etici e insiste: «Come ha fatto in pochi anni a decuplicare il suo reddito?». E qui il compagno champagne Luigi Lusi, dimentica i 38mila euro, e si lancia: «Grazie a Dio ho fatto una crescita professionale. Vuol dire che è diventato qualcosa per cui ho meritato». Proprio così: «vuol dire che è diventato qualcosa per cui ho meritato». Ma meritarsi pure una sintassi per imparare a esprimersi in italiano, quello no?
La crescita professionale, evidentemente, non comporta la benché minima conoscenza linguistica. O forse è stata troppo impetuosa per soffermarsi sul dettaglio grammaticale. Però, ecco, è stata molto efficace sul piano reddituale, considerato il livello di vita che si concedeva Lusi: si è comprato case di lusso, pare che prendesse la limousine con l’autista anche per andare al cinema e organizzasse nelle ville feste hollywoodiane con fiumi di champagne. Il denaro da dove arrivava? «Grazie a Dio uno fa una crescita professionale ».L’avranno nominato capufficio? Gli avranno dato il premio produttività? O il benefit dei buoni pasto? La fidelity card dell’Esselunga? Del resto è noto, no? Basta che uno faccia uno scatto di carriera e, oplà, subito si compra almeno una villa fuori porta e un attico nel centro di Roma. Così, per festeggiare.
Siccome la sua carriera è stata particolarmente brillante, di proprietà immobiliari, sempre nel suo linguaggio un po’ confuso, il compagno champagne ne elenca almeno cinque: due case a Genzano (una dove risiede lui, una dove risiede la moglie con i figli), un attico a Roma, un appartamento di 110 metri quadrati della madre e la casa di famiglia a Canestrello. «Tutto regolare», ci tiene a precisare. Tarsu, Ici e spese condominiali puntualmente pagate. Non fosse per quei 13 milioni rubati sarebbe un vicino di casa ideale.
Un vicino po’ strano, per la verità. Di mestiere fa l’avvocato, ma ritiene che andare in tribunale serva a poco: quando gli chiedono perché non querela Rutelli che gli ha dato del ladro dice che è inutile «tanto va tutto in prescrizione». Poi aggiunge: «Devo attenermi al segreto istruttorio», che non è male per uno che sta facendo un’intervista sul caso per cui è indagato. Stranezza dopo stranezza: ribadisce che per difendersi meglio si è dimesso dal Pd e dimentica di dire che si guarda bene dal dimettersi da senatore. Forse perché così conserva l’immunità parlamentare. E dimentica di dire che, fra un merito e l’altro, è stato lui stesso a proporre di restituire 5 milioni di maltolto per patteggiare la pena. Allora il cronista prova a buttarla sull’etica: «Come uomo ha la coscienza pulita? ». E lui: «A questa domanda non rispondo». Che ci volete fare? La crescita professionale aiuta in tutto. Ma non nella sincerità.
Comunque basta con questo «massacro mediatico», basta con questo tiro al bersaglio «senza precedenti», come dice Lusi. Anche quella villa di Genzano, per dire: che cosa volete che sia? «Sarà pure in stile liberty, ma liberty povero». Praticamente una catapecchia, comunque «qualcosa per cui ho meritato». Ecco, appunto: ma quale saranno poi questi meriti personali di Lusi? Per il momento non è dato sapere.
Ma non importa: ancora un paio di interviste a Repubblica , magari un passaggio da Fabiolo morbidoso Fazio e lo scopriremo. Del resto non dev’essere difficile: considerato il patrimonio che hanno generato, devono essere meriti enormi. Enormi come i segreti che certe crescite professionali portano con sé.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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