Leonardo Manera ritorna a Zelig.
«E probabilmente sono rimasto l'ultimo dei vecchi».
Sul serio?
«Quando abbiamo registrato, mi sono accorto che intorno a me non c'era nessuno di chi c'era all'inizio».
E come mai?
«Perché alcuni hanno seguito strade diverse, magari facendo programmi da soli. Altri non si sono evoluti. Ma la bellezza di Zelig è che, quando torni, senti di tornare in un club».
Leonardo Manera ha 56 anni ed è uno degli artisti della risata più longevi in Italia. Più longevi e più coerenti. Tanti lo ricordano per i suoi tormentoni televisivi, tipo quello dell'alienato che ripete «Adriana... Adriana», ma probabilmente molti di più in questi decenni lo hanno applaudito a teatro grazie ai suoi monologhi. Ad esempio l'ultimo, che si intitola Homo Modernus, è appena passato dai palchi friulani e girerà ovunque nei prossimi mesi. Manera, che è anche una voce radiofonica, torna nella nuova edizione di Zelig che inizia stasera su Canale 5 con la conduzione della premiata ditta Bisio Incontrada.
Quasi 40 anni di carriera.
«Se in tv vieni identificato con i tuoi personaggi, è poi difficile sganciarsene».
Chi dei vecchi di Zelig non si è evoluto?
«Preferisco fare i nomi di chi ha fatto più di me».
Ad esempio?
«Geppi Cucciari, Ale & Franz, Ficarra e Picone, lo stesso Checco Zalone. Me lo ricordo al debutto, sa? Anzi anche prima».
Racconti.
«Ero andato a vederlo a Zelig Off ed era fortissimo con il personaggio neomelodico. Poi si è confermato».
Lui è rimasto politicamente scorretto.
«In certi casi il politicamente corretto è doveroso, in altri rischia di diventare ridicolo. Io ad esempio ho provato il personaggio di un venditore di case che non sa se è gay, ma lo sto limando. Il nocciolo è la cosiddetta seduzione della vendita, ma devo ancora perfezionarlo».
E a Zelig cosa farà?
«Un uomo dei nostri tempi che ha come modello di riferimento i talent show. Per lui sono la forma perfetta di realizzazione, al punto che lascia la fidanzata quando scopre che non l'hanno preso».
Cosa cerca il pubblico?
«Diciamo che oggi la gente è più colpita da temi come la tecnologia e la solitudine».
E la politica?
«A parte Crozza, vedo che pochissimi comici affrontano la politica nei loro sketch. Forse c'è saturazione, forse in tv si parla troppo di politica con i talk show».
Però l'astensionismo sale.
«Io stesso ho molte difficoltà a votare».
Zelig è una fucina di risate in tv ma pure nel backstage non si scherza.
«Da morir dal ridere. Ricordo una volta che Giancarlo Bozzo (uno degli ideatori del programma, ndr) chiese al pubblico di non rispondere alle sollecitazioni di Pino Campagna, che sarebbe arrivato in scena poco dopo. Quando Pino si presentò sul palco, iniziò a lanciare i suoi tormentoni tipo Papy ci sei?, Sei connesso? ma il pubblico muto. Nessuno fiatava. Pino era distrutto, ma dietro le quinte si rideva...».
Ma è vero che i comici nella vita sono tristi?
«Ma no, sono pensierosi. Diciamo che compensano con le riflessioni il tempo dedicato a far ridere. Ad esempio, quando mi devo concentrare per scrivere, vado sempre a camminare da solo».
A Zelig incontra di nuovo Bisio e Incontrada.
«La prima volta che Vanessa venne a Zelig, fu buttata sul palco senza preavviso. Era così intimidita che quasi rimase senza parlare, poi invece si ambientò perfettamente».
E Bisio?
«In un vecchio pezzo mi fece lo shampoo senza avermi avvisato prima. Io ero seduto, continuavo lo sketch ma lui alle mie spalle mi faceva lo shampo... Loro due insieme sono perfetti alla conduzione».
Manera dopo Zelig?
«Sarò ancora in tour e poi finirò di scrivere il mio prossimo spettacolo, che si intitolerà La vita perfetta fa schifo».
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