«All'inizio di questa avventura eravamo curiosi e timorosi... Non siamo abituati seguire regole e sinceramente qui al campus quando ci avete dato l'orario della sveglia e della colazione e ci avete consigliato di consegnare i cellulari non eravamo d'accordo». E invece. «Con il passare dei giorni, con poca voglia e molta fatica siamo riusciti a essere disponibili» e alla fine «portiamo a casa una bellissima esperienza. Ci siamo sentiti accolti e amati con i nostri difetti» e se anche a volte «siamo stati insopportabili, il vostro rispetto e la vostra pazienza verso di noi non sono mai mancati». Seguono firme, parecchie. Quelle di alcuni ragazzi che hanno già partecipato all'iniziativa. «Un'attività fantastica»: non ha incertezze, Giovanni De Bilio, uno degli insegnanti che ha accompagnato i ragazzi in «gita» nel centro sportivo olimpico delle Fiamme Gialle a Sabaudia. E dice di più. «Per quanto mi riguarda non la limiterei, solo a chi ha la fortuna di poter essere selezionato, andrebbe allargata a più partecipanti possibile. A parte il valore dell'esperienza sportiva che i ragazzi fanno stando a contatto con campioni olimpici. Ma la cosa che lascia di più il segno è far vivere l'uomo in divisa.
Questi ragazzi sono abituati a guardarli attraverso le parole delle canzoni di rapper che buttano fango e parlano male delle forze dell'ordine. Invece stando a contatto con loro, come abbiamo fatto noi, sfidandosi nei tornei di ping pong o vogando insieme in canoa, è cambiata totalmente la loro percezione».
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