In America se beccano un giornalista a copiare o - peggio - a inventare corrispondenze lo licenziano in tronco. Da noi non sempre è così. Non lo è stato, per esempio, il direttore del Corriere della Sera Aldo Borelli (a via Solferino dal 1928 fino alla fine della Seconda Guerra mondiale) quando ha scoperto che una delle firme più illustri della testata spediva le sue «corrispondenze dal fronte», standosene comodamente seduto nella sua villa di Capri (e che villa!).
Lo scrittore in questione è Curzio Malaparte (nome de plume di Curzio Suckert 1898-1957) autore di corrispondenze di guerra «taroccate», fittiziamente inviate dalla Russia ma in realtà scritte dalla sua favolosa magione caprese a picco sul mare. Lo scoop sulle false corrispondenze porta la firma di Mauro Canali, storico di vaglia e autorevole accademico dell'università di Camerino, che si trova a proprio agio proprio con le fonti più scottanti vale a dire i documenti riservati depositati nei fondi dell'Archivio centrale dello Stato di Roma. Tra le sue opere di ricostruzione storica merita un posto di primo piano, infatti, un libro sui rapporti tra Ignazio Silone e la polizia fascista. Ora, proprio grazie a una serie di documenti inediti e di rapporti della Polizia segreta del regime, Canali riporta alla luce un peccato veniale del celebre autore di «La pelle» e «Kaputt». Un episodio poco noto risalente al settembre 1941 che testimonia come Malaparte, mentre si spacciava, con corrispondenze inviate al «Corriere della Sera», per testimone oculare degli eventi bellici che andavano sviluppandosi sul fronte ucraino, in realtà era ben al riparo della sua casa al mare.
Dal contenuto del documento si capisce che non era la prima volta che lo scrittore e giornalista ricorreva a questi falsi. La vicenda è ricostruita da Canali, titolare della cattedra di Storia contemporanea all'ateneo di Camerino, nel saggio «Curzio Malaparte e i servizi segreti americani» che compare sul nuovo fascicolo della rivista «Nuova Storia Contemporeanea» (Le Lettere editrice) diretta da Francesco Perfetti. Canali porta alla luce il testo di una intercettazione telefonica del 26 settembre 1941. Al telefono sono, da Milano, Aldo Borelli, direttore del «Corriere della Sera», e, da Roma, un corrispondente del giornale milanese.
Borelli, infuriato, afferma: «Dica a Malaparte che non rompa le scatole con queste corrispondenze. Questa faccenda sta diventando una cosa veramente indecente. Vergani, Malaparte ecc. mandano 14-15 cartelle di corrispondenza per farci sapere che in Ucraina piove! Questa gente non ha più limiti né rispetto. È roba da pazzi, da criminali! Mandano le corrispondenze dal fronte, mentre uno va a passeggio per Roma e l'altro si fa vedere a Capri! Il giornalismo sta diventando un'immoralità. Mi vergogno: parola d'onore! Coloro che leggono questi articoli, che cosa devono pensare di noi? Corrispondenze dal fronte scritte da gente che sta seduta all'Aragno! Dite loro che la piantino di scrivere queste cose. Malaparte, quando scrive qualcosa, crede che tutti debbano tremare. Ne ho i co... pieni!». E pensare che lo stesso Borelli che tanto difende la deontologia professionale e il diritto di cronaca verrà poi «defenestrato» proprio dal Cnl milanese all'indomani della Liberazione!
In calce al documento vi sono due annotazioni dei funzionari del Minculpop; con una si dice che il responsabile dello stesso ufficio ha già parlato con Raffaele Mauri, capo della redazione romana del «Corriere della Sera», e che si è deciso che Malaparte non debba più scrivere sulla Russia, e nell'altra si ordina di «far rientrare Malaparte da Capri, dove dà scandalo». Il professor Mauro Canali ha trovato riscontri a questa vicenda anche nell'archivio del «Corriere della Sera», dove è custodita una lettera da Roma di Raffaele Mauri a Borelli in data 28 settembre 1941.
«Caro Direttore, questa volta Malaparte le vacanze le ha interrotte a me! In breve: il prefetto Luciano mi ha pregato di dirvi - per ordine superiore - che Malaparte non deve più in alcun modo pubblicare più corrispondenze di guerra dalla Russia, fronte ucraino ecc.
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