Emanuele Orsini (in foto), da aprile presidente di Confindustria, nel suo discorso di insediamento ha subito nesso in chiaro la necessità vitale di superare le divisioni in modo da riportare l'associazione degli industriali al centro del panorama nazionale e tornare ad essere una voce «forte e ascoltata». Il nuovo leader di viale dell'Astronomia è passato dalle parole ai fatti riuscendo in tempi brevi a ricomporre lo strappo che si era creato con Assolombarda durante la campagna elettorale; il suo intervento a conclusione dei lavori dell'assemblea di Assolombarda, due mesi fa, è stato infatti accolto da convinti applausi di tutti i maggiorenti della tradizione di via Pantano (Diana Bracco, Emma Marcegaglia, Marco Tronchetti Provera, Gianfelice Rocca e Fedele Confalonieri). Nel concreto, l'anno si è concluso con un'importante vittoria sul campo, ottenendo dal governo Meloni l'inclusione in extremis nella legge di bilancio per il 2025 dell'Ires premiale, misura fortemente voluta da Orsini per incentivare gli investimenti produttivi e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Tra le altre battaglie portate avanti quest'anno dal nuovo leader degli industriali spicca anche quella per il nucleare e in generale per un ripensamento profondo del Green Deal europeo, premendo con forza verso una neutralità tecnologica, bollando come «impensabile» aspettare il 2026 per modificare la norma dello stop dell'endotermico in quanto le sanzioni iniziano già il prossimo anno.
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