Il consiglio comunale si ferma per il Tg

Federico Marchi

«Colleghi consiglieri, vi chiedo scusa ma dobbiamo andare in pubblicità e poi linea al telegiornale, quindi ci fermiamo e riprendiamo i lavori del consiglio fra trenta minuti circa, reclame». No, non è uno scherzo, è proprio quello che sta accadendo a Sanremo, dove il consiglio comunale si deve interrompere per permettere la messa in onda dei notiziari locali e della pubblicità dell'emittente televisiva titolare dell'appalto delle riprese. Una situazione paradossale, probabilmente unica in Italia, nata proprio in questi giorni. Tutto ha inizio con l'impegno del sindaco Claudio Borea ad indire una gara d'appalto per la ripresa dei consigli comunali, in modo da rendere partecipi tutti i cittadini della vita amministrativa della città. Una cosa molto semplice, venduta in campagna elettorale come una garanzia di trasparenza rispetto al passato, che però per quasi due anni è rimasta bloccata. Sulla pratica è infatti iniziato un braccio di ferro tra chi voleva la diretta, chi la differita, chi un riassunto della serata o chi preferiva forme alternative di comunicazione ai cittadini. Alla fine, dopo due anni di incontri e scontri anche interni alla maggioranza, ha vinto la linea della diretta. Ad occuparsi della procedura è stata la conferenza dei capigruppo che ha stabilito la diretta integrale ed ininterrotta delle sedute, fissando anche la basa d'asta: 250 euro l'ora, per le prime due ore, e la metà per le seguenti. Una cifra ritenuta da quasi tutte le emittenti troppo bassa, considerando che una messa in onda professionale ed in diretta non può essere garantita con un budget del genere. All'appello del comune ha così risposto solo l'emittente Tele Nord che si è aggiudicata l'appalto offrendo, nonostante fosse l'unica partecipante, anche un ribasso del 12%. Giovedì sera è andata così in onda la prima diretta. Pochi minuti prima dell'inizio ecco però la sorpresa.

Si è infatti venuti a conoscenza che gli uffici, nello scrivere il capitolato d'appalto, hanno indicato la possibilità di trasmettere fino a tre minuti di pubblicità ogni ora ed uno spazio massimo di mezz'ora per il telegiornale. I consiglieri non sapevano se ridere credendo di essere su «Scherzi a parte» o se guardare sbigottiti (...)
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