Il pagellone: Milan-Juve che noia. In testa è un'ammucchiata

In vetta alla classifica di Serie A 5 squadre in 2 punti con Atalanta, Fiorentina e Lazio che continuano a vincere. L'Inter sembra l'anti-Napoli ma tutto può ancora succedere. Trovate tutto nel nostro pagellone

Il pagellone: Milan-Juve che noia. In testa è un'ammucchiata

Nuovo fine settimana, ritroviamo la Serie A più pazza ed equilibrata degli ultimi anni. Visto il ritmo indemoniato tenuto dal Napoli di Conte, ti aspetteresti di vedere il vuoto alle sue spalle. Macché, le rivali sono tutte lì, ad un solo punto: non solo l’Inter ma anche Lazio, Atalanta e Fiorentina, che non ne vogliono proprio sapere di mollare. Cosa si è visto in questo weekend del massimo campionato italiano? La sfida indecente del Meazza tra le due grandi assenti dalla lotta scudetto, il debutto sfortunato di un tecnico arrivato all’Olimpico tra due ali di folla ma anche le conferme di un paio di bomber che stanno segnando come se non ci fosse un domani. Trovate tutto, come al solito, nel nostro pagellone del lunedì. Buon divertimento.

Adli illumina la Fiorentina (7,5)

In una stagione strana come quella che stiamo vivendo, il rischio è che il miracolo fatto da Palladino al Franchi passi inosservato. Non siamo ancora al giro di boa, ma sette vittorie consecutive e una squadra ad un punto dalla capolista a Firenze non si vedono da ere geologiche. Ancora più incredibile è che la riottosa tifoseria viola canti le lodi dell’ex tecnico del Monza senza se e senza ma. D’altro canto, quando gioca così bene, anche i peggiori criticoni non possono che far festa come il resto del popolo viola. Alla base di tutto ci sono i miracoli di un De Gea in forma smagliante ma anche la coppia di centrali Comuzzo-Ranieri, il rinato Gosens e l’instancabile Dodò. Aggiungi l’opportunismo di Sottil e il lavoro sporco di Cataldi e Colpani ed il gioco è fatto.

Como Fiorentina Adli Paz

Quando la macchina gira così bene, si perdona anche l’erroraccio di Ikoné davanti ad Audero: inutile cercare il pelo nell’uovo, la Viola tira dritto come se niente fosse. Il fatto che questa sia una stagione speciale lo si capisce da come gioca uno come Yacine Adli: oggetto misterioso alla corte di Pioli, decisivo in casa Palladino con aperture illuminanti, invenzioni splendide ed il destro rasoterra che sblocca la partita. Beltràn ha il merito di apparecchiare il tiro al francese mentre Moise Kean continua a far stropicciare gli occhi ai tifosi. Con un avanti in forma così eccezionale tutto riesce più facile ma la forza della Viola è il gruppo, che vince, convince, si diverte e fa divertire. Questa Fiorentina non è lì per caso: sottovalutatela a vostro rischio e pericolo.

Inter, l’anti-Napoli è devastante (7)

Di fronte a prestazioni del genere la domanda da un milione di dollari è sempre la stessa: troppo forte l’attacco dell’Inter o troppo scarsa la difesa dell’Hellas? Una cosa è certa: nessuno si aspettava un partitone del genere dal figliol prodigo Correa, che finalmente ripaga la fiducia riposta in lui da mister Inzaghi. Aggiungi un Thuram tornato cecchino ed i problemi della Beneamata in attacco sembrano di colpo meno gravi. Certo, contro un avversario in giornata no tutto viene più semplice ma è comunque una prova maiuscola che dovrebbe preoccupare non poco le rivali. Il bello è che Inzaghi sembra trovare sempre i giocatori giusti al momento giusto, reggendo il ritmo allucinante di questo campionato. In una stagione lunga e complicata, potrebbe fare la differenza.

Hellas Verona Inter Correa celebrazione

Le buone notizie arrivano anche dalle cosiddette seconde linee, con il gol di Bisseck che festeggia il rinnovo di contratto con una prova matura e convincente ma anche il solido De Vrij, che sostituisce alla grande l’acciaccato Acerbi. Con la partita in discesa, Inzaghi si permette anche il lusso di testare il 4-4-2 per mezz’ora con l’inserimento di Frattesi ma non tutto funziona ancora al meglio. Per fortuna che Zielinski ed Asllani sono sicuri e pericolosi, aiutati dal ritrovato Mkhitaryan e dal maratoneta Carlos Augusto. La ciliegina sulla torta sarebbe il ritorno al gol di Arnautovic ma l’austriaco non ci riesce e deve accontentarsi. Insomma, una prova più che convincente per una squadra che, in questo momento, sembra davvero difficile da battere.

Atalanta, la banda del Gasp vola (7)

Sette vittorie consecutive, miglior partenza di sempre della sua carriera in Serie A con una media di quasi tre gol a partita. Pensate che Gian Piero Gasperini sia soddisfatto? Ci mancherebbe altro. La vittoria con un Parma niente affatto malleabile è la riprova che questo gruppo gioca a memoria e che, a questo punto, la Dea può sognare in grande. Inutile provare a capire perché si becchi un rosso del tutto evitabile: il Gasp è fatto così, nel bene e nel male. Come è andata l’Atalanta? Dalla cintola in giù ha sbagliato pochissimo, a parte il mano fortuito di Toloi ed ha pure ritrovato a tempo di record Scalvini: aggiungi come Bellanova fornisca cross in quantità industriale e Cuadrado s’inventi un assist per Lookman al secondo pallone toccato e la vittoria al Tardini si spiega da sola.

Parma Atalanta Lookman gol

La differenza la fa il binario sinistro, dove Matteo Ruggeri nel primo tempo combina alla grandissima con Lookman ma anche Pasalic ed Ederson non si fanno dispiacere affatto. Chiaramente quando hai un Ademola Lookman che corre, scarta chiunque, segna ben tre reti, due delle quali annullate, tutto funziona meglio. Paradossalmente è il suo sodale numero uno, Mateo Retegui, a non vivere una serata ideale: sblocca la gara con un gol dei suoi ma poi sbaglia l’insbagliabile. Ancora peggio Charles de Ketelaere, che in poco più di 30 minuti combina pochissimo, rimanendo estraneo alla festa orobica. Sarà un problema? Al momento non sembra proprio: dall’alto dei suoi 28 punti la Dea se la ride ed aspetta fiduciosa le sfide di domani.

Napoli, chi la dura la vince (7)

Considerato il ritmo pazzesco tenuto dalle rivali, la pressione sulla capolista non poteva che crescere a dismisura. Ospitare il manicomio Roma appena passato sotto la guida della bandiera Ranieri poteva essere una mina vagante per l’undici di Conte. Non è stata certo una passeggiata di salute ma, dopo un’ora di pressione infruttuosa, i cambi del tecnico pugliese riescono a garantire i tre punti e la vetta della classifica per un’altra settimana. La cosa notevole è come a fare la differenza sia Di Lorenzo, che fornisce due assist d’oro: Kvara lo spreca in avvio, Lukaku gonfia la rete. Per il resto, Buongiorno, Olivera e Rrahmani fanno buona guardia, agevolati dal solito Anguissa e dal ritorno fondamentale di Lobotka, che recupera palloni su palloni.

Napoli Roma Conte

Dalla cintola in su il Napoli non brilla ma riesce comunque a vincere il duello con la mediana giallorossa, grazie alla mobilità di McTominay e alla verve di Politano, costretto nella ripresa ad arretrare. Per fortuna la gara l’aveva già indirizzata l’ex di giornata Romelu Lukaku: dopo aver scaldato i motori con un tacco per lo scozzese, spedisce fuori di poco di testa per poi far fare una brutta figura ad Hummels. Il belga si sbatte sempre tantissimo, il che non si può dire per Kvaratskhelia: prima spreca malissimo in avvio, poi sembra spegnersi col passare dei minuti. Peccato che Neres nel finale manchi la porta di poco: il 2-0 sarebbe stato più rappresentativo di quanto si è visto in campo. Il bel gioco può aspettare: in questo momento contano solo i punti.

Lazio, crederci è obbligatorio (7)

Molti se ne sono già dimenticati ma quando la Lazio affidò la squadra a Marco Baroni, furono parecchi a storcere il naso. Scelta poco ambiziosa, tecnico non abituato ai palcoscenici importanti e chi più ne ha più ne metta. Dopo qualche settimana d’assestamento, le Aquile non fanno che vincere, in Europa e in campionato. Rispetto alle scorse stagioni, la panchina a disposizione di Baroni risponde quasi sempre presente, sbrogliando la matassa come ha fatto col Bologna Gigot o prendendo il posto della sorpresa Nuno Tavares come ha fatto Pellegrini. Alla fine la dabbenaggine dell’ex rossonero Pobega ha dato una grossa mano ai capitolini ma la squadra ha continuato ad esprimere il suo gioco, meritando di portarsi a casa il bottino pieno.

Lazio Bologna Zaccagni Pobega

La cosa che dovrebbe far sorridere non poco i tifosi biancocelesti è il fatto che la vittoria sia arrivata nonostante le prove opache di Pedro e Castellanos, insolitamente spreconi sotto porta. Per fortuna di Baroni, se Lazzari e Gila fanno ottima guardia in difesa, Rovella gestisce palla in maniera perfetta, trovando il partner ideale in Zaccagni, che dopo aver sbattuto per un tempo sul muro felsineo, è dietro all’uno-due che stende il Bologna. La ciliegina sulla torta la sistema Dele-Bashiru, che segna un gol di rapina al 93’, otto minuti dopo esser entrato in campo. Possibile che sia solo una congiunzione astrale favorevole ma questa Lazio gioca davvero bene. A questo punto si deve sognare in grande: credere in una cavalcata memorabile è obbligatorio.

Juventus, punto guadagnato (6)

Ai tifosi non farà piacere, ma, vista la serie di infortuni con le quali aveva a che fare Thiago Motta, il punto portato a casa dal Meazza è di quelli che pesano parecchio. Il tecnico italo-brasiliano è costretto a inventarsi da zero un attacco, adattando Koopmeiners come falso nueve e McKennie in un ruolo non meglio definito. Colpa loro se sono andati in confusione totale ma hanno una serie di scusanti decisamente valide. Finisce quindi che l’attacco è affidato esclusivamente a Yildiz il quale ha il merito di guadagnare falli e giocare con coraggio: non abbastanza per i tre punti ma comunque un buon segnale vista la giovane età. Magari se Conceição non avesse finito la benzina nel secondo tempo, le cose sarebbero potute finire in maniera ben diversa.

Milan Juventus Thuram

Chi è che sale in cattedra? La nuova mediana bianconera, con un Locatelli glaciale ed implacabile in chiusura ed un Thuram dalla fisicità straripante che demolisce a sportellate gli avversari. Peccato che Cambiaso fosse frenato da un problema fisico; con il suo aiuto il francese avrebbe potuto mandare in crisi la retroguardia del Milan. Il resto? Una coppia di centrali invidiabili, con Gatti imbattibile sui palloni aerei e Kalulu che fa maledire ai tifosi rossoneri la stupidaggine madornale combinata dalla dirigenza. Alla fine Thiago Motta torna a Torino con un punto e una serie di conferme che saranno preziose di qui in avanti. Quando le partite sono tante ed i giocatori a disposizione sempre meno, fare di necessità virtù farà tutta la differenza del mondo.

Milan, fischi più che meritati (5)

Uscire dal campo sommersi dai fischi dopo un pareggio con la Juventus sembra eccessivo ma basta dare un’occhiata agli highlights per capire cosa i tifosi non perdonino all’undici di Fonseca. Viste le tante assenze nell’attacco bianconero, questa sarebbe stata un’occasione d’oro per riprendere la corsa scudetto e recuperare tre punti ad una rivale diretta per l’Europa che conta. Invece di fare le buche in terra e mordere gli stinchi dei rivali, i rossoneri sono scesi in campo molli, scarichi, preoccupati solo di evitare la sconfitta. Visto che, una volta tanto, la difesa risponde presente, il punto finisce in cascina ma il sapore in bocca è amarissimo. Basta vedere come sia sembrato scarico, intristito Theo Hernandez per giustificare la rabbia della tifoseria milanista.

Milan Juventus Leao Fonseca

Chi si salva? Il solidissimo Fofana, che tiene botta ad un Thuram ispirato e, forse, i 20 minuti finali di Pulisic, arrivato stanco dopo le fatiche con la nazionale, la cui vivacità e fantasia sono mancate tantissimo al Milan. Gli altri? Senza infamia e senza lode: Loftus-Cheek ci prova con più insistenza nella ripresa, combinando pochino, Musah è poco preciso mentre Reijnders non trova mai il guizzo giusto per innescare le punte. Rafa Leão si accende poco e male, senza quella grinta che i fanatici della Sud aspettano da anni mentre Morata fa tristezza così lontano dalla porta. La cosa che fa imbufalire i tifosi è che a questo Milan sia mancato il coraggio e la qualità necessarie per una rimonta che, dopo così tanti passi falsi, sembra davvero improbabile.

Ranieri non rianima la Roma (5)

Dopo il caos societario ed una pausa nazionali passata sulle montagne russe, andare al Maradona per incrociare la capolista sembrava il modo peggiore di iniziare una nuova avventura. Il ritorno di Sor Claudio sulla panchina più amata dimostra che tutto l’entusiasmo del mondo non può riuscire a fare miracoli. La Roma parte compatta ma fin troppo bassa, per provare ad offendere nella ripresa, quando la partita più o meno se n’era già andata. Sarebbe forse stato impossibile aspettarsi che Ranieri riuscisse a riportare in pochi giorni la fiducia in un ambiente in crisi nerissima ma quest’ennesima batosta servirà al tecnico capitolino a separare il grano dal loglio. Una cosa è certa: vista la risposta di certi nomi importanti, parecchi faranno meglio a preparare la valigia.

Napoli Roma Ranieri

Se in difesa si salva solo Mancini, Angelino si perde Di Lorenzo sul gol di Lukaku: se Pisilli e Cristante combinano poco, Koné ed El Shaarawy fanno bene in entrambe le fasi. Il cambio all’intervallo tra il Faraone e Hummels, colpevole di essersi perso Lukaku sul gol, è una scelta poco felice ma non come la posizione di Pellegrini, costretto ad uscire all’intervallo e gli ennesimi 90 minuti di sofferenza per il povero Dovbyk, che spreca le pochissime palle buone arrivate dalle sue parti.

Anche Baldanzi sciupa malamente l’assist di Angelino ma le colpe non saranno distribuite equamente. Fino a poche settimane fa, erano in pochi a temere il peggio: ora che la zona retrocessione è a soli quattro punti, Ranieri dovrà fermare l’emorragia prima che sia troppo tardi.

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