L'Interporto di Verona, gestito dal Consorzio Zai, gioca un ruolo cruciale nella promozione della sostenibilità ambientale e nella lotta ai cambiamenti climatici legati alla logistica. Grazie all'adozione del trasporto intermodale, che integra le modalità su gomma e ferrovia, l'Interporto contribuisce a ridurre significativamente le emissioni di gas serra e inquinanti atmosferici.
Nel 2023, l'Interporto ha movimentato oltre 7,2 milioni di tonnellate di merci, eliminando dalla rete stradale l'equivalente di oltre 379mila camion, con notevoli benefici per l'ambiente, la fluidità del traffico e la sicurezza stradale. Questo risultato è il frutto dell'efficace shift modale promosso dal Consorzio, che ha permesso di percorrere 2,85 milioni di chilometri su rotaia, con un servizio complessivo di 170 treni settimanali. L'impatto positivo di questo modello si riflette anche nei dati sulle emissioni: sono state evitate circa 474mila tonnellate di anidride carbonica, oltre a 415mila grammi di polveri sottili (PM2,5) e 14.788 chilogrammi di ossidi di azoto (NOx), contribuendo in modo significativo a ridurre l'impatto ambientale del trasporto merci. Inoltre, il risparmio in termini economici è evidente, con 44 milioni di euro di costi evitati grazie alla riduzione delle emissioni di CO2 e 63,6 milioni di euro relativi agli inquinanti atmosferici. Un beneficio, pertanto, superiore ai 100 milioni di euro.
Questi risultati evidenziano come il trasporto intermodale rappresenti una soluzione altamente efficiente per ottimizzare la logistica, migliorando al contempo l'impatto ambientale. Inoltre, l'intermodalità consente di superare le difficoltà imposte dai blocchi nei valichi alpini, come quello del Brennero (nel caso di Verona), che hanno aumentato con progressione esponenziale la pressione sulle congestionate autostrade italiane, causando lunghe code e ritardi nella consegna delle merci. Le motivazioni che hanno spinto l'Austria e la Svizzera a imporre lo stop alla circolazione hanno lo scopo di preservare il delicato ecosistema del territorio alpino) vengono percepiti come un ostacolo alla libera circolazione delle merci. La forte spinta dell'Europa verso un processo di decarbonizzazione e di transizione energetica, tuttavia, dovrebbe indurre a ritenere questi blocchi come un'opportunità per ridurre l'impatto ambientale.
Molti operatori logistici hanno già adottato mezzi intermodali, dotando la propria flotta di semirimorchi gruabili (dotati di un telaio più robusto e adatti a essere sollevati da una gru) che sono in grado di essere trasportati su treno per le lunghe tratte. Questo cambiamento ha anche migliorato le condizioni di lavoro degli autisti, che possono ora concentrarsi sul trasporto del primo e ultimo miglio (le tratte che collegano i magazzini logistici con i terminal ferroviari), evitando lunghi viaggi e trascorrendo più tempo con le loro famiglie, a testimonianza della funzione sociale dell'intermodalità.
Allo stesso tempo, le strade sono meno congestionate poiché con un solo macchinista si possono trasportare fino a 32 semirimorchi su un treno di 600 metri, riducendo la congestione stradale e la pressione sui valichi alpini.
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