Conti pubblici, oggi i diktat della Commissione

Riforma del patto di stabilità, Bruxelles chiede sanzioni semi-automatiche per chi non rispetta i parametri su debito e spesa. Il governo presenta la Decisione di finanza pubblica (ex Dpef): probabile conferma per la crescita 2010 all’1%

Dopo il blocco di lunedì, la riforma del Patto europeo di stabilità arriva domani all’Ecofin informale, dove i ministri finanziari e i governatori discuteranno ancora le proposte che il commissario Ue all’Economia, Olli Rehn, ufficializza oggi. E si può prevedere che difficilmente si troverà un’intesa. Sempre oggi, il governo italiano presenta le ultime stime macro e sui conti pubblici: la crescita 2010 non dovrebbe discortarsi dall’1%.
Ieri, Angela Merkel ha tentato di forzare la mano. La cancelliera tedesca ha detto che bisogna riformare i meccanismi perchè la Germania non consentirà di prorogare il fondo anticrisi dell’Ue, quello utilizzato per la Grecia, oltre la scadenza del 2013. Nessuno sconto, dunque, sulla disciplina di bilancio. Sul fronte opposto Francia e Italia. «Sarà la politica, e non i tecnici, ad applicare le sanzioni», ha chiarito il ministro delle Finanze di Parigi, Christine Lagarde. Mentre Giulio Tremonti è contrario a qualsiasi tabella di marcia automatica per la riduzione del debito pubblico, come invece chiede la Commissione. «Vogliamo vigilare in maniera più stringente i debiti dei governi - dice il presidente Manuel Barroso - e la Commissione mira anche a controllare e affrontare gli squilibri macroeconomici, e migliorare la sorveglianza sui bilanci».
Insomma, a palazzo Berlaymont si insedierebbe una sorta di supergoverno europeo dell’economia, che lascerebbe spazi limitati alle politiche economiche nazionali. La Commissione sollecita un inasprimento dei controlli sul debito, che dovrebbe essere ridotto di un ventesimo all’anno fino a raggiungere la quota prevista dal Trattato di Maastricht (il 60% del Pil). L’Italia chiede, e non in maniera immotivata, che venga preso in considerazione anche il debito privato, oltre che quello pubblico. Un’altra norma prevede un limite alla spesa pubblica, che non dovrebbe crescere più del Pil di ciascun Paese. Per chi non segue le prescrizioni, sanzioni fino allo 0,2% del Pil, con inibizione del voto nelle istituzioni europee e blocco dell’erogazione dei contributi Ue. Il tutto partirebbe dall’estate 2011.
Sempre oggi, il governo italiano presenta la «decisione di finanza pubblica», l’ex Dpef, che contiene le previsioni macroeconomiche e sui conti pubblici 2010 e 2011. Per quest’anno la crescita dovrebbe essere confermata all’1%, mentre per il 2011 la stima precedente dell’1,5% dovrebbe essere limata al ribasso. Alla fine di quest’anno il deficit dovrebbe essere leggermente inferiore al 5% del Pil.
L’Ecofin informale discuterà anche di come sanzionare le agenzie di rating che valutano il debito sovrano dei Paesi europei sulla base di analisi sbagliate, annuncia il ministro belga Didier Reynders.

Ed aggiunge che entro la fine dell’anno si potrebbe raggiungere un accordo sui principi della tassa anticrisi a carico delle banche, nonostante l’opposizione netta della Bce. «La tassa sulle banche è eccentrica e inutile», commenta il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, a Bruxelles per un incontro con il commissario all’Industria, Antonio Tajani.

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