Il «contrappasso» di Hitler: i suoi acquerelli in mostra

Tra Picasso e Guttuso; tra Warhol e Cattelan; tra Sironi e Kandinsky, c’è Adolf Hitler. L’artista dilettante che prima di diventare Führer, per sbarcare il lunario, dipingeva chiese e uffici pubblici, arriva a Bergamo attraverso due acquerelli esposti alla Galleria d’Arte moderna e contemporanea dal 15 ottobre al 26 febbraio alla mostra War is over 1945-2005. La Libertà dell’arte da Picasso a Warhol a Cattelan.
Hitler entra in una mostra sulla libertà per una sorta di contrappasso. Perché lui, quando diventò dittatore, la libertà dell’arte cercò di soffocarla. È per questo che adesso i curatori Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini Galati l’hanno «punito»: i suoi acquerelli saranno esposti nella sezione Degenerare-Generare accanto alle opere di artisti che lo stesso Hitler detestava perché con il loro lavoro criticavano il regime. Allora nel 1937 chiese a Goebbels di organizzare una mostra che li mettesse tutti insieme. L’obiettivo era deriderli, denigrarli, boicottarli. Oggi attraverso i suoi acquerelli a Bergamo è costretto a guardare i loro lavori e a convinvere con quegli artisti.
«Non è il valore artistico che conta in questo caso - spiega Giacinto Di Pietrantonio - ma quello storico. Avere due acquerelli di Hitler in quella sezione ha un valore particolare». Per questo li hanno voluti e cercati. Ottenerli è stata un’impresa tanto da avvolgere la loro ricerca dal mistero. Dispersi durante la guerra e nascosti in collezioni private, gli acquerelli furono recuperati in maniera avventurosa dopo la seconda guerra mondiale da Rodolfo Siviero. «Mi ricordavo che in Italia erano stati esposti una sola volta, nel 1984 a Firenze, proprio in una mostra dedicata a Siviero», dice Di Pietrantonio.

La caccia è partita da lì: è durata mesi, è stata difficile, si è spostata dagli Uffizi (che collaborarono all’organizzazione della mostra di 21 anni fa) ai collezionisti che posseggono lavori del Führer. Alla fine è stato trovato il collezionista giusto, quello che possedeva Wien, Parlament e München, Altes Standesamt am Petersbergl. Quello che oggi vuole restare segreto.

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