Contrordine. Malaparte era un buon giornalista. E tutt'altro che pigro. I famosi reportage di guerra del 1941 dell'autore di «Kaputt» al seguito dei tedeschi in Ucraina non sono inventati. Lo dimostrano nuovi documenti e nuove fotografie che ricostruiscono il viaggio dello scrittore e giornalista. Un anno fa lo storico Mauro Canali, professore di storia contemporanea all'Università di Camerino, pubblicò sulla rivista «Nuova Storia Contemporanea» una ricerca da cui emergeva che Malaparte non avrebbe scritto dalla Russia le sue corrispondenze di guerra, ma da Capri dove possedeva una bella villa sul mare.
Ora il nuovo fascicolo della rivista diretta da Francesco Perfetti ha dato alle stampe una ricerca di Fabio Fattore su Curzio Malaparte inviato di guerra che contraddice la ricostruzione di Canali. Attraverso materiale d'archivio inedito e testimonianze dirette (l'intervista al compagno di viaggio di Malaparte, Lino Pellegrini, e le sue foto) Fattore ricostruisce nel dettaglio invece quel viaggio e i retroscena. Fondamentale è la testimonianza del giornalista Lino Pellegrini, che per «Il Popolo d'Italia» pubblicò articoli nello stesso periodo di Malaparte con date, località e singoli episodi che coincidono con quelli scritti per il «Corriere della sera» dall'autore di «Kaputt» e «La pelle».
Pellegrini a 95 anni ricorda ancora l'avventura con il famoso collega e ne conserva le foto (pubblicate da «Nuova Storia Contemporanea»): quella a Iasi, accanto alla chiesa dei Tre Gerarchi, con Malaparte in calzoni militari e giacca civile, distintivo fascista all'occhiello e una catenina con la croce che gli aveva regalato la mamma da bambino; in divisa da capitano degli alpini mentre passeggia in una via di Soroca e porta da mangiare ad alcuni cavalli feriti durante una sosta in Ucraina; infine a Balsi, 21 luglio 1941, mentre scatta a sua volta una foto ai generali von Schobert e Giovanni Messe.
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