Cooperazione, il modello Lombardia

Riconosciuto come esempio di efficacia nell’attuare gli indirizzi di governo regionale, il modello lombardo s’impone all’attenzione anche per la capacità di tessere relazioni in campo internazionale, specie laddove è più forte la spinta allo sviluppo e all’innovazione.
Presidente Formigoni, quali sono i presupposti?
«La Regione Lombardia si muove secondo criteri di efficienza e di creatività, andando a scovare le esperienze migliori ma soprattutto facendo conoscere agli interlocutori internazionali le proprie qualità, la forza delle Pmi, il gusto per il made in Lombardia».
Come si inserisce la candidatura di Milano per l’Expo2015 nel contesto delle relazioni diplomatiche e commerciali?
«Tutte le istituzioni impegnate in questa delicata partita stanno facendo pressing sugli Stati membri del Bureau international des expositions: si tratta di un grande progetto che può agire da potente catalizzatore per lo sviluppo del nostro Paese. Parlare di Expo ci ha peraltro permesso di aprire nuovi canali di relazione con Paesi con i quali finora la Regione Lombardia aveva avuto meno contatti».
India, Centro-America e Russia sono state raggiunte da missioni recenti della Regione. Quale esito hanno avuto?
«A Delhi è stato molto importante il colloquio con il ministro del Commercio e dell’Industria, Kamal Nath, che mi aveva invitato in India e che rappresenta il migliore interlocutore per i gruppi italiani che intendono sottoscrivere accordi in quel Paese. Tra gli incontri più significativi della missione in Centro-America, quello con Daniel Ortega, presidente del Nicaragua: il Paese è molto giovane (la metà della popolazione ha meno di 15 anni) ed è alla ricerca del proprio futuro. In Russia sono stato invitato al Forum economico mondiale di San Pietroburgo e negli stessi giorni c’è stato l’incontro con il ministro delle Finanze, Alexei Kudrin, con cui abbiamo valutato finanziamenti per le imprese italiane. La tappa russa è stata importante anche per avviare un confronto sul tema dei rifornimenti energetici».
Nelle discussioni con i governi esteri quale spazio viene dedicato alla cooperazione su temi quali l’educazione, la sanità, le infrastrutture?
«Lo sviluppo della cooperazione rappresenta una questione di investimento e di strategia di lungo termine delle nostre società. Posso citare il “Progetto Lombardia”, realizzato nel Sud dell’India all’indomani dello Tsunami del 2004: un’esperienza positiva anche sotto il profilo del metodo con cui è stata gestita l’emergenza. Abbiamo dato vita a un processo creativo che consente di individuare nuove forme di intervento capaci di valorizzare la partnership tra pubblico, privato e privato sociale. Altro esempio è quello di Managua, dove abbiamo sostenuto il Centro per le nefropatie infantili su cui la Regione Lombardia ha investito 300mila euro».
Quali sono le richieste da parte delle imprese lombarde nell’approccio ai mercati internazionali?
«Ci chiedono sostegno alla competitività e all’internazionalizzazione e la possibilità di esportare i loro punti di forza. Milano e la Lombardia possono far leva anche su un avanzato sistema fieristico, composto da 14 quartieri di rilevanza internazionale e nazionale, tra cui spicca la nuova sede di Rho-Pero di FieraMilano. Per le aziende lombarde è uno strumento formidabile di risonanza e di affermazione a livello mondiale.

Non dimentichiamo infine il ruolo delle università: durante le nostre missioni all’estero l’Università Cattolica, il Politecnico, la Bocconi hanno sottoscritto accordi di collaborazione con centri di ricerca negli Stati Uniti, in India e in Siberia».

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