Un grido di aiuto disperato. Un messaggio lanciato alle istituzioni da parte di un’infermiera che ha perso la possibilità di vedere i propri piccoli. Non potrà abbracciare i figli di dieci anni fino alla fine dell’emergenza coronavirus. Dovrà accontentarsi dello schermo di un pc o di un cellulare.
Il motivo? È un’infermiera. Ed è troppo esposta all’infezione da coronavirus. Lei ha 39 anni. E non è una delle operatrici sanitarie in prima linea nei reparti Covid. Fa il suo lavoro e poi torna casa. Nessun rischio contagio. Nonostante questo, il giudice è stato chiaro: i bambini resteranno affidati al padre. Lavora in un ospedale di Anzio, in provincia di Roma, presidio che fa capo alla Asl Roma 6. Qui le persone con la polmonite nemmeno ci arrivano. Ma il tribunale di Velletri ha deciso di sospendere temporaneamente l’affidamento dei bambini, una coppia di gemelli nati nel 2010, disponendo che trascorressero il periodo di distanziamento sociale presso l’abitazione del papà da cui la donna si è separata nel 2017.
Fino al sorgere dell’emergenza coronavirus l’affidamento dei figli era congiunto presso l’abitazione della madre, ad Anzio. Questo significa che il papà, un funzionario di banca, aveva diritto a vederli nel fine settimana e comunque ogni volta che ritenesse opportuno. Ma con l’arrivo dell’emergenza e dei decreti di lockdown, le cose sono cambiate.
Preoccupato per la situazione che si andava profilando nel Paese, l’uomo ha iniziato a scrivere all’ex moglie messaggi whatsapp ed e-mail, chiedendole un gesto di assoluto buon senso: che i bambini restino presso il padre per tutto il tempo necessario al superamento della fase più acuta della emergenza. Inviti, a quanto affermano gli avvocati dell’uomo, sempre elusi dalla donna.
Con l’occasione delle vacanze di Pasqua arriva la rottura definitiva. Il 2 aprile i bimbi si recano qualche giorno a casa del papà, sempre ad Anzio, con l’accordo di tornare dalla mamma il 13 aprile, per Pasquetta. Ma il giudice di Velletri anticipa il verdetto e dispone l’affidamento temporaneo all’uomo. Questa decisione del tribunale di Velletri getta la donna nello sconforto.
L’infermiera scrive una lunga lettera che invia anche al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Sono orgogliosa di essere un’infermiera, ma non sono convinta di dover rinunciare al mio ruolo di mamma. Trovo tutto questo un atto di discriminazione nei confronti della figura infermieristica, una violazione grave del mio ruolo di madre, un danno notevole per la crescita dei miei figli".
Come spesso accade in questi casi, sono i figli a vivere la situazione peggiore. Ora la donna attende che le istituzioni facciano qualcosa. "Non sono nemmeno operativa in un reparto Covid. I miei piccoli non sono in pericolo. Chiedo giustizia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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