U na trappola più che una garanzia. La certezza di un posto in Parlamento in cambio di una mossa che potrebbe precludere altre poltrone più importanti. Il sospetto vale per ministri del Pd a fine mandato e soprattutto per il premier Paolo Gentiloni che oggi è in carica per gli affari correnti, disciplinato esponente del Pd, ma anche prima scelta come riserva della Repubblica. Politico più quotato per un incarico da parte del Capo dello Stato a se dal voto del 4 marzo non dovesse uscire nessuna maggioranza. La lettura dell’ultima mossa di Matteo Renzi è emersa ieri. Mercoledì sera a Matrix il segretario Pd ha spiegato cosa ne sarà degli esponenti Pd dell’esecutivo. «I ministri saranno in campo candidandosi in un collegio e in più di una circoscrizione proporzionale. Noi metteremo in campo la squadra migliore, tutti». Anche Paolo Gentiloni? «Io penso che Paolo Gentiloni sia il migliore del suo collegio», ha chiosato il segretario Pd rispondendo alle domande di Nicola Porro. Per fare spazio alle candidature governative, Renzi ha chiesto e ottenuto dalla direzione del partito una deroga alla regola interna che prevede un limite di tre mandati. La regia, insomma, è saldamente nelle mani del segretario. Sue le promozioni, le bocciature. Ma anche la scelta delle caselle dove collocare esponenti del governo e vip vari. Renzi ha concesso a Gentiloni e agli altri ministri di correre con la certezza di passare. Una polizza che non può che fare piacere ad alcuni, ad esempio a Maria Elena Boschi o al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ma che potrebbe danneggiare Gentiloni. Se il premier dovesse perdere nel collegio uninominale, sarebbe ripescato nel proporzionale, ma sarebbe politicamente più debole. Dopo una bocciatura contro un concorrente del centrodestra o del Movimento 5 stelle, gli risulterebbe più difficile proporsi come uomo di sintesi, abbastanza forte da presentarsi in Parlamento con un incarico da premier e una maggioranza tutta da costruire. La sconfitta all’uninominale è un’ipotesi improbabile, come ha lasciato intendere Renzi? No. Nel collegio Gentiloni dovrà combattere la più difficile delle battaglie elettorali, quella appunto della sfida diretta con dei concorrenti. Facile in queste condizioni diventare bersaglio del malcontento. Sull’avversario più forte potrebbero convergere i voti dell’antipolitica e di chi semplicemente vuole esprimere il suo no al governo in carica. E magari anche a Matteo Renzi. Motivazioni più forti del sostegno al governo in carica. Una situazione, insomma, simile a quella del referendum sulle riforme, trasformato in un plebiscito che il governo ha perso. Altra obiezione possibile: anche Renzi rischia lo stesso visto che ha deciso di correre al Senato. Vero che il sistema elettorale per Palazzo Madama è lo stesso della Camera, ma il destino dei singoli dipenderà da quale collegio Renzi sceglierà per Gentiloni. È esattamente lo scenario che il capo dello Stato Sergio Mattarella vuole evitare. Dal Quirinale sono arrivati inviti a non esporre troppo il premier, in modo da non farlo arrivare indebolito alla prossima legislatura. Gentiloni non è il solo a rischiare. Potrebbe arrivare una collocazione poco favorevole anche per il ministro dell’Economia Padoan.
Ha accettato di presentarsi nelle liste del Pd su invito di Renzi, al quale serve una punta da spendere in Europa. Ma è anche stato fortemente critico con delle scelte del suo segretario. Anche per lui una bocciatura si trasformerebbe in una nota di demerito che Renzi potrebbe tirare fuori a piacere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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