Bocche cucite al Lido, più che mai. Il direttore Marco Müller teme fughe di notizie sulla compagine italiana. Nel 2007, col terzetto di film firmati da Franchi, Marra, Porporati, lesito finale non fu felice. Cannes ha fatto centro con Il divo e Gomorra, dunque Venezia non può permettersi di sbagliare. Così, tra lunedì e ieri, maratona in vista della riunione decisiva. La scelta è delicata. Alla voce concorso ci sono tre caselle da riempire. Litalobrasiliano Birdwatchers di Marco Bechis, con Chiara Caselli e Claudio Santamaria nella foresta dellAmazzonia, è già stato ufficialmente invitato. Ne restano due, salvo strappi alla regola. Sono in lizza Un giorno perfetto di Ferzan Ozpetek, Il papà di Giovanna di Pupi Avati, Il passato è una terra straniera di Daniele Vicari. Sempre che in extremis non si imponga Il seme della discordia di Pappi Corsicato, commedia «alla Almodóvar» su trentenni tradite e uomini sterili con nutrito cast: Caterina Murino, Martina Stella, Alessandro Gassman, Isabella Ferrari. Il film non è ancora finito, ma se piacesse al punto da scompaginare i giochi?
Naturalmente, come ogni anno, fioccano indiscrezioni e mezze verità. Tutti, a parole, temono il concorso, memori dei fischi e dei «buuu!» piovuti sui nostri film, però il richiamo mediatico resta irresistibile. Magari è possibile che Il passato è una terra straniera prenda la via di Roma, il che farebbe piacere alla neocoordinatrice del festival Piera Detassis; o che Un giorno perfetto, giudicato tuttaltro che perfetto dallala dura e pura dei selezionatori, alla fine resti fuori, benché luscita anticipata ai primi di settembre sembri indicare lapprodo veneziano. Il tema non sembra appassionare Caterina dAmico, amministratore delegato di Raicinema, società che pure distribuisce Bechis e Ozpetek. «Lo ripeto sempre, inesorabilmente: a Venezia i film italiani vanno al macello, vengono crocifissi. Ma se gli autori ci tengono tanto, rispetto il loro desiderio».
Sapremo martedì. Intanto «Orizzonti» incassa Parada, debutto di Marco Pontecorvo, figlio di Gillo: storia vera ispirata al clown franco-algerino Miloud, l'uomo che ridiede il sorriso e dignità, nella Romania del dopo Ceausescu, a decine di bambini randagi rifugiatisi nei tombini di Bucarest.
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