Il corso on line di Baricco per disimparare a scrivere

Consigli a vanvera. Per migliorare lo stile è necessario "cestinare il plusvalore delle parole"

Il corso on line di Baricco per disimparare a scrivere

Il sito per auto-pubblicarsi ilmiolibro.it è sempre in fermento e forse per recuperare lo smalto dei primi tempi fornisce un corso gratuito di scrittura in dieci dispense. Le ho stampate e rilegate diligentemente anche se mi è venuto un dubbio: se dovessi restarci secco all’improvviso, cosa penserebbero amici e parenti trovandole in casa? Ma la curiosità per questa immodesta impresa editoriale ha vinto su ogni dubbio. Non c’è niente di più divertente del tentativo di insegnare l’inafferrabile arte del romanzo in 55 pagine. Temevo poi di aver sprecato carta e inchiostro: visto che si tratta di un sito collegato a un grande gruppo editoriale (Espresso/Repubblica) e alla consolidata scuola di scrittura Holden di Alessandro Baricco, mi imbatterò in un vademecum noioso ma ineccepibile. Non importa: un vademecum gratuito per aspiranti scrittori in dieci puntate avrà pure qualche momento di caduta involontaria nel ridicolo.
Dopo un incipit da sussidiario, si entra nel vivo. Con la canzone di Bob Dylan sul pugile nero condannato per omicidio a causa del colore della pelle, Hurrycane. Una narrazione esemplare. «Colpi di pistola in un locale notturno, entra Patty Valentine da una stanza sopra la sala e vede il barista in una pozza di sangue». Non c’è niente di più fastidioso delle brutte traduzioni, perdipiù con errori. Lo scrittore, come spiega più avanti il corso, si spacca la testa per trovare le mot just ed ecco che il traduttore lo pugnala alle spalle. Dylan non inizia con una frase senza verbo «Colpi di pistola nel locale notturno». Nella sua canzone i colpi di pistola «risuonano» («ring out»). Poi c’è uno che agita le mani mentre nell’originale le alza, come logico. Mai visto uno che si arrende agitando le mani. L’esemplificazione di ilmiolibro.it prosegue macinando sciatterie e scivoloni. Eppure il docente dice che la vicenda «poteva essere raccontata solo con le parole scelte dal cantante americano»: cornuto e mazziato. Sarebbe bastato controllare su Internet: in un secondo vengono fuori i testi delle canzoni di chiunque.
Ecco il turno di un’altra vittima: Anton Cechov. Stessa solfa stilistica flaubertiana: Cechov «Sceglie le parole giuste». Ma qui, dove bastava copiare, si incappa in un altro sbaglio. «Correva voce che sul lungo mare fosse comparso un nuovo personaggio: la signora col cagnolino». È l’incipit del bellissimo racconto La signora col cagnolino, storia d’amore estiva con imprevedibile seguito invernale. Ma Cechov sul lungo mare si guarda bene dal far apparire un «personaggio», termine generico e con accezioni letterarie. Precisione e semplicità, come dice la dispensa, sono la sua cifra. Sul lungo mare Cechov fa apparire un «viso nuovo» («novoe lizo»). Qui la colpa è l’aver scelto l’edizione dei racconti edita da e/o, ottima casa editrice, ma evidentemente con qualche pecca. Baricco o chi per lui non poteva attingere a un’edizione classica? Quando non ti capitano, le vai a cercare.
Ogni tanto capita di imbattersi in espressioni infelici tipo «Quando si estrapola dalla massa nuda una persona per abbigliarla con una storia si crea un personaggio». E anche «cestinare il plusvalore delle parole» per dire: non usarne troppe. Rispettivamente roba da boutique di provincia e da teoria marxiana. Si segnala inoltre la sostituzione dello stereotipo della casalinga vogherese con la contadina 80enne della Barbagia; forse troppo hard. Quando viene intervistato Giulio Mozzi si capisce come parla qualcuno che sa scegliere le parole. E le usa per tirare una frecciata all’Einaudi: il suo stipendio di consulente, dice, è di «940 euro netti», «cocopro». Ecco dove vanno a finire le lamentazioni sindacali: nella nona dispensa del corso gratuito di scrittura di ilmiolibro.it. Sempre in tema di pecunia, la sezione del sito dove si trova il corso gratuito è piena di link alla Holden che offre servizi di valutazione e revisione testi, persino di «editing deluxe». Terminologia da menù McDonald’s. La cifra non è alta: 350 euro. Quello base costa 150. Per il deluxe, oltre a una scheda valutativa, c’è pure la possibilità di confrontarsi con l’editor via Skype o in chat (Messenger) per due mezz’ore.
Cinquantacinque pagine di dispense, un paio di chiacchierate online e il capolavoro è pronto. Fast food letterario. È il corso a usare questo tono: invita a pensare ai posteri, alla fama imperitura, a sforzarsi per loro.

Come diceva Woody Allen, basta che funzioni. A patto però di cancellare le tracce della genesi del capolavoro. Fate sparire le dispense dal vostro studio per quando sarà trasformato in museo d’artista, se no sai la figuraccia...

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