Così Delon liquidò il Sessantotto e Brando

L'attore, nel film di Zurlini, esprimeva una visione opposta a quella di Bertolucci

Così Delon liquidò il Sessantotto e Brando
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La grandezza di Alain Delon come attore si può dimostrare attraverso una comparazione. Il 23 ottobre 1972 appare, sugli schermi italiani, La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Delon è il protagonista. Il 15 dicembre dello stesso anno esce Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Marlon Brando è il protagonista. Il primo film è finito nel dimenticatoio. Il secondo è universalmente noto, addirittura forse il film italiano che ha convogliato più persone nelle sale cinematografiche. Il forse è dato dal fatto che per altri titoli, come La dolce vita (1960) di Federico Fellini, mancano oggettivi riscontri. La prima notte di quiete gode di limitata fortuna critica; Ultimo tango a Parigi è un'«opera di culto». Il trascorrere del tempo, però, consente di giudicare con più equilibrio la vera qualità delle opere e, soprattutto, delle recitazioni dei protagonisti. Se guardiamo senza alcun tipo di pregiudizio La prima notte di quiete e Ultimo tango a Parigi, possiamo tranquillamente affermare che il «vero tango» non fu girato a Parigi, ma a Rimini. Infatti, Zurlini ambientò il film nella costa romagnola, nel grigiore invernale, tra Rimini, Riccione, Misano Adriatica e Cattolica.

È sorprendente come i due film mostrino notevoli somiglianze. Entrambi raccontano la storia d'amore tra un uomo maturo e una giovanissima. All'epoca Marlon Brando aveva 48 anni, Maria Schneider 20. Delon ne aveva 37 e 20 anche Sonia Petrova. Entrambe le ambientazioni hanno una prevalenza della notte sul giorno. Brando e Delon, dalla prima all'ultima immagine, indossano un cappotto color cammello, spesso sopra un maglione alla dolcevita dal collo sbrindellato: l'unica differenza è il doppiopetto per Delon e il petto singolo per Brando. Il finale è identico: i due uomini muoiono. Delon a causa di un incidente; Brando assassinato dalla giovane compagna. Come è stato possibile che di La prima notte di quiete si è persa la memoria, mentre Ultimo tango a Parigi venga ancora oggi celebrato? Certo la componente erotico-scandalistica, oltre alle vicissitudini giudiziarie, ebbero un peso notevole nel decretare il successo del film di Bertolucci. Però, tralasciando questo pur rilevante particolare, è abbastanza evidente che il vero «capolavoro» lo ha realizzato Zurlini e non Bertolucci. E che Alain Delon, chiamato a recitare lo stesso ruolo di un «mostro sacro» come Marlon Brando, non solo non sfigura, ma gli è sopra di una spanna. Se ai due film è toccata sorte diversa, ciò è dovuto all'«aria del tempo». Bertolucci cavalcava l'onda lunga del Sessantotto. La cavalcava non tanto politicamente (pur se era un regista sessantottino in piena regola), ma sessualmente, mescolando la totale liberazione con l'autodistruzione nichilista. Freud e Marx filtrati dal «guru» dell'epoca Jacques Derrida, teorico della «dissipazione dell'uomo». Ai contemporanei La prima notte di quiete apparve vecchio; Ultimo tango a Parigi nuovissimo. Oggi è il contrario: Bertolucci è la «traccia» di un sentire andato, che vive e spira nella sua epoca; Zurlini, invece, rompe le catene del tempo di realizzazione, proiettandosi nel futuro. I dialoghi di Bertolucci sono datati. In Zurlini tutto è misurato, poiché non è né moderno né postmoderno, ma classico. Brando è l'autodistruzione dell'uomo occidentale; Delon l'esaltazione della ribellione che non crede all'impegno o al disimpegno, ma alla vita eroica (è figlio di un aristocratico militare deceduto eroicamente ad El Alamein). Il primo muore per la sua scempiaggine; il secondo per un incidente automobilistico. L'esistenza del primo è recisa da una ragazza priva di senso e in malafede; quella del secondo la rapisce il destino. La prima notte di quiete è un'opera corale, alla quale portano il loro contributo Giancarlo Giannini, Renato Salvatori, Lea Massari, Alida Valli, Adalberto Maria Merli, Salvo Randone. Ultimo tango a Parigi si regge tutto sulla coppia Brando-Schneider. Il film di Zurlini odorava troppo di tradizionalismo per essere apprezzato come meritava. E lo stesso Delon era considerato un attore commerciale, con l'aggravante della sua conclamata ostilità alle ubriacature rivoluzionarie parigine. Zurlini è un grande dimenticato della cinematografia italiana. La prima notte di quiete lo portò a raggiungere la piena maturità, espressasi alla massima potenza nel sucessivo Il deserto dei tartari (1976). Il pessimo rapporto tra Delon e Zurlini li portò a separarsi. Delon avrebbe potuto essere il magistrale protagonista de Il deserto dei tartari.

Un peccato! Nonostante questa occasione mancata, recitando in La prima notte di quiete Delon raggiunse, senza immaginarlo, la vetta artistica della carriera. Finite le riprese maledisse di avervi preso parte. In Francia fece uscire il film in una diversa edizione. Ripicche e risentimenti. Poi venne il tempo della ragione. E capì che aveva avuto fortuna.

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