Così è nata "La portalettere" che bussa a tutte le librerie

Correndo il giugno dell'anno 1934 una corriera blu, malandata e arrugginita, si ferma sulla piazza del paesino pugliese di Lizzanello

Così è nata "La portalettere" che bussa a tutte le librerie

Correndo il giugno dell'anno 1934 una corriera blu, malandata e arrugginita, si ferma sulla piazza del paesino pugliese di Lizzanello. A scendere sull'asfalto rovente sono solo tre passeggeri. Carlo che, dopo anni di lontananza, torna a vivere in Puglia, Anna, la ragazza ligure di cui si è innamorato e che ha sposato, il loro bambino di un anno: Roberto. Quello che per Antonio è un agognato ricongiungimento con la sua storia e con la sua famiglia è per Anna un salto nel buio, lo spostamento in un mondo chiuso in cui teme di non riuscire a sentirsi felice. Inizia così, prologo a parte, il romanzo dell'esordiente Francesca Giannone da poco pubblicato per i tipi della Nord: La portalettere (pagg. 414, euro 19). E dopo trasporta il lettore in una saga familiare complessa dove Anna, la donna indipendente venuta dal Nord, diventerà la prima portalettere del paese, probabilmente dell'intera Puglia, e intreccerà sottilmente la sua vita a quelle degli abitanti di Lizzanello.

Questa vicenda dove realtà e finzione si sovrappongono, Anna Allavena è davvero esistita ed è la bisnonna della scrittrice, è rapidamente arrivata nella top ten di vendita della narrativa italiana, a conferma di un trend abbastanza preciso: in libreria funzionano benissimo romanzi che mescolano la Storia (grande o piccola che sia) con le vicende dei singoli, con quello che accade all'interno delle case con il personale. E alla fine poco importa che si tratti delle grandi dinastie industriali come i Florio o i Crespi o che si vada ad indagare la sciarada di sentimenti che attraversa un piccolo paese all'arrivo di un'estranea. Dice l'autrice, Francesca Giannone, a il Giornale: «Io mi sono avvicinata alla vicenda dopo aver scoperto in casa una serie di vecchie lettere e di carte che riguardavano la bisnonna. Poi ho lavorato di fantasia arricchendo il romanzo di una serie di temi che mi sembravano importanti. Questo tipo di saghe ci piacciono probabilmente perché ci consentono di guardare la storia delle famiglie, di specchiarci dentro di esse. Spesso le famiglie sono disfunzionali, anche se magari è una disfunzionalità piena d'amore.

Ecco io nel romanzo ho lavorato su questo, inserendo nel passato temi che ci toccano oggi. E poi c'era una donna eccezionale e non volevo fosse dimenticata». In paese Anna pare l'abbiano riscoperta. Di sicuro l'hanno riscoperta in libreria.

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