Così Olga protesse Pasternak e salvò il suo "Dottor Zivago"

Tutti i segreti del rapporto tra lo scrittore e la Ivinskaya

Così Olga protesse Pasternak e salvò il suo "Dottor Zivago"

da Londra

La Russia si può conoscere solo col cuore, dice un proverbio russo, non con la testa. L'amore di Boris Pasternak per la sua terra non vacillò mai un istante neanche negli anni delle peggiori costrizioni morali, immortalato nelle sue poesie, nelle traduzioni liriche dei poeti georgiani che conquistarono anche l'anima contorta di Stalin, sublimato nel grande romanzo epico Il Dottor Zivago. La vicenda del grande scrittore, sullo sfondo delle privazioni e dal terrore sovietico, ritorna in questi giorni nel libro Lara: the untold love story that inspired Doctor Zhivago di Anna Pasternak (Edizioni William Collins, pagg. 310, sterline 20) appena uscito in Inghilterra. Il pretesto, la rivisitazione dell'ultimo amore di Pasternak per Olga Ivinskaya, la donna che lo amò e lo sostenne negli ultimi 15 anni della sua vita, sopportando per lui interrogatori, torture e lavori forzati nei gulag di Taishet e Potma.

Anna Pasternak, pronipote dello scrittore, giornalista e scrittrice, ha deciso di penetrare e dipanare la ragnatela di affronti e imprecisioni che avvolge la figura di Olga, che i biografi di Pasternak tipo Christopher Barnes descrivono come un'avventuriera e manipolatrice e che la famiglia Pasternak e i discendenti hanno preferito ignorare. Sfidando la tradizione di famiglia, Anna racconta una storia diversa, Olga grande amore e sostegno letterario di Pasternak, e in parte modello per Lara, l'eroina del romanzo.

È un'avvincente e triste storia, una meditazione sull'amore, la fedeltà e il perdono, che l'autrice racconta sulla scorta di ricerche a Mosca e negli archivi di famiglia e di un'intervista con la figlia di Olga, Irina, la quale condivise il gulag con la madre, con dovizia di citazioni letterarie.

Boris, che si innamorava facilmente, aveva già avuto una prima moglie, Evgenya, lasciata nel 1934 per sposare la seconda Zinaida - ex moglie dell'amico pianista Genrikh Neuhaus, quando conobbe Olga nel 1946 nella redazione della rivista letteraria Novy Mir («Nuovo mondo») dove lei era redattrice. Lei aveva 34 anni, bionda con tristi occhi azzurri, due volte vedova, con due figli. Lui aveva 56 anni, un famoso poeta e traduttore di Shakespeare, che in un momento in cui tutto era un rischio e gli scrittori venivano senza sosta arrestati ed eliminati dai servizi segreti, poteva curiosamente contare su una scomoda immunità, probabilmente in nome delle sue splendide traduzioni dei poeti georgiani che toccavano la sensibilità di Stalin, il quale avrebbe ordinato di lasciare «Pasternak in pace fra le sue nuvole», come si legge in un documento conservato negli archivi del Kgb. «Lui era lì davanti alla mia scrivania - scriverà più tardi Olga di quel giorno - l'uomo più generoso del mondo, cui fu dato di parlare a nome delle nuvole, delle stelle e del vento, che trovò parole eterne per la passione dell'uomo e la debolezza della donna». Olga, più pronta a offrire sostegno e ammirazione, riempì subito il vuoto che l'aridità della moglie lasciava nell'anima di Boris, ma per il suo amore pagò un duro prezzo. Non potendo colpire Pasternak, divenne lei il bersaglio delle persecuzioni. Fu arrestata la prima volta nel 1949, interrogata e torturata per ottenere informazioni sulle presunte attività spionistiche dell'amante e sul libro sovversivo che stava scrivendo. Durante l'interrogatorio ebbe un aborto, ma fu ugualmente condannata a tre anni di lavori forzati nel gulag di Potma.

L'autrice dimostra che fu l'ingiusta persecuzione di Olga a spingere Boris a trasferire il suo amore e il senso di colpa nel Dottor Zivago, di cui scrisse la seconda parte nonostante un infarto lo costringesse a lasciare Mosca per la sua dacia a Peredelkino con la moglie. Quando Olga fu liberata si trasferì in una casetta vicina e Boris continuo la sua vita sempre in bilico fra Olga e Zinaida, in uno stato di continuo tormento, come Yuri, il dottor Zivago, diviso fra Lara e la moglie Tonya. Ma per Boris, incapace di un amore felice, come ebbe a osservare l'amica Marina Tsvetaeva, «l'amore doveva essere tormento e tortura». Rifiutò sempre di sposare Olga, la quale avrebbe potuto godere della protezione del suo nome.

A Peredelkino, mentre Olga batte a macchina le pagine di Zivago Boris traduce il Faust di Goethe, ed ecco che Olga è la sua Margherita, come scrive alla sorella Josephine a Oxford. Ma la sorella rifiuterà sempre la figura di Olga. L'«anti sovietico» Dottor Zivago fu subito osteggiato dalle autorità sovietiche e solo grazie alla determinazione di Boris fu contrabbandato fuori dalla Russia e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1957. Inizia da lì, da quello che sarà un successo internazionale e varrà il premio Nobel per la letteratura al suo autore, costretto a declinarlo dalle sferzate punitive di Kruscev, tutto l'«affare Pasternak» che alla sua morte, nel 1960, porterà al secondo arresto di Olga. Interrogata alla Lubjanka e accusata di avere partecipato alla stesura del romanzo (fra le prove una dedica appassionata di Boris) e di atti sovversivi all'estero, fu condannata con la figlia Irina ai lavori forzati in Siberia. Olga racconta la propria versione degli eventi nelle sue memorie del 1978, A captive of time («Prigioniera del tempo»).

Liberata nel 1964, si spense a 83 anni a Mosca, nel 1995, dopo aver finalmente visto la pubblicazione del Dottor Zivago in Russia nell'88. Le sue ultime lettere furono scritte a Boris Eltsin per richiedere la restituzione della corrispondenza di Pasternak confiscata dal Kgb nella casetta di Peredelkino dopo il suo arresto. Inutilmente.

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