Matteo Chiarelli
Volti diversi, identità separate, destini opposti, ma un'unica irremovibile coscienza, un unico indelebile esempio: quello di dire no davanti all'ingiustizia, quello di non restare indifferenti tra gli indifferenti, quello di scegliere sempre la strada più corretta da percorrere. Sono i Giusti, uomini che hanno saputo ribellarsi ai crimini perpetrati davanti ai loro occhi, donne che hanno rischiato la vita per difendere i più deboli. Giusti, così sono stati definiti, dagli ebrei scampati alla Shoah, tutti quelli che hanno messo a repentaglio se stessi per un gesto di solidarietà nei loro confronti, e Giusti sono stati e saranno sempre anche tutti quelli che si oppongono al Male delle ideologie assassine della storia. Oggi vengono ricordati nella mostra «I Giusti e il totalitarismo», presentata fino al prossimo 25 febbraio all'Istituto Professionale Falck di Sesto San Giovanni. «L'esposizione - afferma Ida Matrone, curatrice dell'evento assieme a Giuseppe Emmolo e Matteo Monico - deve dimostrare che di fronte al male si può sempre scegliere, si può dire un sì o un no». Alla mostra, assieme al ricordo dei Giusti e agli orrori dei regimi, una sezione sarà dedicata alla figura di Padre Kolbe, frate francescano, proclamato di recente santo da Papa Giovanni Paolo II. Deportato ad Auschwitz dai tedeschi, si offrì di morire al posto di un prigioniero, dando così massimo esempio di sacrificio.
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