Il crimine paga bene anche a rate

Romanziere e sceneggiatore, Ed McBain scrisse alcuni ottimi racconti. Ora riuniti in un volume


Il crimine paga bene anche a rate

Per tutta la vita lo scrittore e sceneggiatore americano Salvatore Albert Lombino (1926-2005) si è nascosto dietro una serie di pseudonimi. Evan Hunter ed Ed McBain sono i più conosciuti, cui si aggiungono Richard Marsten, Hunt Collins, Ezra Hannon, Curt Cannon, John Abbott. A ogni nome corrisponde una serie di storie con singolari punti di vista sul noir. I lettori abbinano Evan Hunter a un classico come Il seme della violenza (1954) e i cinefili ricordano Hunter per l’eccellente sceneggiatura de Gli uccelli (1963) di Hitchcock, in cui l’autore reinventò su ordine del maestro del brivido inglese l’originale racconto di Daphne Du Maurier. Gli appassionati di polizieschi hanno sempre seguito il ciclo di storie dell’87º Distretto ideato da Ed McBain che ha rivoluzionato a partire dal ’56 il modo di raccontare la vita quotidiana di un posto di polizia narrando le peripezie di Steve Carella e dei suoi compagni a New York. Stephen King sostiene che «McBain ha insegnato a un’intera generazione a scrivere storie insieme divertenti e capaci di rispecchiare con autenticità un’epoca e una cultura. Sarà ricordato per aver portato il cosiddetto police procedural nella narrativa moderna, ma ha fatto molto di più di questo».

Pochi però conoscono la lunga attività di Mr. Lombino-McBain come autore di racconti, soprattutto perché la maggior parte di questi furono pubblicati nel primo periodo della sua carriera, ovvero fra il ’50 e il ’57, prima che lo scrittore diventasse una «macchina sforna romanzi». Lombino cominciò a firmare storie poliziesche ma anche di fantascienza come Evan Hunter, Hunt Collins e Richard Marsten per riviste come Manhunt, racconti che nascevano dopo la sua esperienza come editor presso l’agenzia letteraria Scott Meredith dove ebbe la fortuna di lavorare con maestri del fantastico come Arthur C. Clarke e Poul Anderson. L’antologia L’universo del crimine. I racconti polizieschi (Einaudi, pagg. 420, euro 17,50) curata da Luca Briasco e Roberto Santa Chiara ci mostra finalmente in maniera organica quasi quarant’anni di storie brevi che spesso vennero siglate anche in maniera anonima e che per la prima volta portano in copertina semplicemente il nome di Ed McBain.

Sono 21 racconti che mostrano la poliedricità narrativa di un autore che riesce a mantenere, come spiega Briasco nella Postfazione, «un delicato equilibrio tra sociologismo e divertimento puro, senza mai trascurare la complessità dei personaggi e delle loro motivazioni psicologiche». Lo scrittore statunitense mostra di aver saputo fin dall’inizio dosare tutte le tonalità di noir per descrivere il disagio sociale che attanaglia la Grande Mela: «McBain conosce perfettamente le tendenze del crime - dice Briasco - e ne dà ampia prova in molti dei racconti composti nei primi anni Cinquanta. In Baciami Dudley si concede una parodia irriverente quanto irresistibile di Mickey Spillane... Acquazzone è un omaggio abbastanza esplicito allo Hammett di Raccolto rosso (oltre che, nella figura del protagonista, allo Hemingway di Avere e non avere); in un piccolo capolavoro come Il fuggitivo vengono rievocati gli incubi urbani di Woolrich e di Goodis; in Faccia di gesso, Come un cavallo e Un bellissimo Natale riecheggia il delirio dei grandi folli di Jim Thompson».

Ma McBain sa che l’universo del crimine non è statico, ma anzi segue di pari passo l’evoluzione e l’involuzione della civiltà che lo ha creato. Per cui la New York descritta in molti suoi racconti è una città dove gli sbandati imperversano, i giovani scelgono facilmente la strada della delinquenza e sono pronti a trasformarsi in assassini, i tossici non cercano alcuna redenzione, le gang dominano nei quartieri come emerge in letture abrasive come Incensurato, Smetto quando voglio, Agonia, Roulette russa. A poco serve la moralità degli investigatori e il loro personale istinto di giustizia quando a morire sono bimbi di poco più di otto mesi, come quella strangolata in Piccolo omicidio.

E normalmente, ci ricorda McBain, anche la Vigilia di Natale «non appena i negozi chiudono si scatena l’Inferno».

Se è vero che in quei momenti può accadere che nasca fortuitamente un bambino al commissariato come in Natale all’Ottantasettesimo Distretto, è più facile che succeda che due sconosciuti trasformino quel giorno di festa in una rissa mortale, come si racconta nel tragico Un bellissimo Natale, dove basta un pugno ricevuto per morire.

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