La crisi chiude 1.500 negozi in dieci anni

Il trend negativo si riferisce ai capoluoghi lombardi, è esclusa Milano

La crisi chiude 1.500 negozi in dieci anni

In dieci anni sono quasi 1.500 i negozi al dettaglio scomparsi nei capoluoghi di provincia lombardi (escluso Milano) e quasi 100mila in tutta Italia.

È quanto emerge dall'analisi sulla demografia d'Impresa dell'Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne. Dal 2012 al 2022 a soffrire maggiormente sono stati i centri storici delle città lombarde prese in considerazione nella ricerca, con circa un -19% di attività, mentre in periferia si registra un -13%. Un trend negativo che rispecchia i dati nazionali, che nello stesso decennio certificano la scomparsa di 99.000 negozi e 16.000 imprese di commercio ambulante.

«La pandemia ha dimostrato una volta di più quanto sia fondamentale avere un'importante rete di attività economiche all'interno dei tessuti urbani, in grado di creare le condizioni ideali per garantire servizi di qualità e favorire lo scambio sociale ha dichiarato il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, Carlo Massoletti - I Distretti del commercio sono un'importante leva per provare ad invertire questa tendenza alla desertificazione, ma è necessario insistere anche su multicanalità e un dialogo con le proprietà immobiliari per ridurre il fenomeno dei negozi sfitti. Per contrastare più efficacemente l'effetto desertificazione è importante, inoltre, un coinvolgimento sempre maggiore delle amministrazioni locali». In generale, in Italia è cresciuta la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+ 44mila) sia come occupati (+107mila)e si sono ridotte le attività (-138mila) e gli occupati italiani (-148mila).

Se il commercio al dettaglio è in evidente sofferenza, una situazione lievemente migliore la si registra per pubblici esercizi, ristoranti e servizi di alloggio che, in

Lombardia, segnano un aumento in termini quantitativi. La crescita delle attività di alloggio e ristorazione non compensa però le riduzioni del commercio ma modifica le caratteristiche dell'offerta nelle città e dell'economia.

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