Sull'arresto di Cecilia Sala si fanno sempre più fitte le nuvole di incognite, a partire dalle accuse a suo carico. Nelle ultime ore è spuntata l'ipotesi di una sorta di "rappresaglia" per l'arresto di un iraniano il 16 dicembre. Fermato di passaggio all'aeroporto di Milano-Malpensa il 16 dicembre, proveniente da Istanbul e diretto in Svizzera, Mohammad Abedini-Najafabadi è stato bloccato su ordine della giustizia americana. Si trova in carcere a Busto Arsizio (Varese) in attesa che la Corte d'Appello decida sulla sua estradizione negli Usa; attualmente è detenuto in regime di stretta sorveglianza per scongiurare il pericolo di fuga. È ritenuto l'uomo dei droni dei pasdaran di Teheran.
Abedini ha 38 anni, è fondatore e direttore dell'azienda iraniana San'at Danesh Rahpooyan Aflak Co. Nei confronti dell'uomo grava un'accusa pesantissima da parte di un tribunale di Boston: aver rifornito il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc), inserito dagli Stati Uniti tra le organizzazioni terroristiche. Si parla di prove del fatto che il sistema di navigazione del drone che il 28 gennaio 2024 ha colpito la base statunitense Tower 22, in Giordania, sarebbe stato prima reperito nel Massachusetts e poi commercializzato. Attacco che ha portato alla morte di 3 militari statunitensi.
Tutto ciò però, fa notare il Corriere della Sera, sarebbe avvenuto aggirando le leggi dell'America sul controllo delle esportazioni di componenti elettronici a duplice uso civile e militare. In che modo? Sotto la lente di ingrandimento è finita la Illumove Sa, una specie di società di copertura che sarebbe stata aperta in Svizzera per eludere le norme. Le imputazioni vanno dalla cospirazione alla violazione delle leggi sul commercio, passando per l'associazione a delinquere. E potrebbero costargli fino all'ergastolo.
Ma c'è anche un altro uomo al centro della vicenda: si tratta di Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino statunitense-iraniano di 42 anni, che invece è stato fermato negli Usa (sempre il 16 dicembre) nell'azienda produttrice di semiconduttori per cui lavora nel Massachusetts. Il 22 dicembre il ministero degli Esteri di Teheran ha protestato contro le misure, giudicando "contrari a tutte le leggi e gli standard internazionali" sia le sanzioni americane sia gli arresti. In sostanza è stato negato il coinvolgimento nell'attacco in Giordania e le accuse contro i due cittadini sono state respinte.
Considerando il recente arresto di Sala, si torna a parlare della cosiddetta "diplomazia degli ostaggi" che più volte ha consentito alla Repubblica islamica di usare i detenuti come leva.
L'obiettivo è quello di incassare una serie di favori o la liberazione di iraniani detenuti all'estero. Persone che di fatto diventano oggetto di trattative. E si teme che ora l'inviata italiana sia finita al centro della pratica dopo il fermo di Abedini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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