La casa in cui è stata trovata senza vita la piccola Diana, la bimba di 18 mesi morta di stenti essere stata abbandonata per sei giorni senza acqua né cibo dalla madre Alessia Pifferi, è stata affittata. Il monolocale di via Parea, nel quartiere Ponte Lambro a Milano, risulta intestato alla madre dell'imputata, Maria Assandri. Sta di fatto che la 38enne, a processo per l'omicidio volontario aggravato della figlioletta, risulta nullatenente e dunque avrebbe diritto a una quota dell'affitto.
L'affitto della casa
Secondo quanto anticipa il quotidiano Il Giorno, l'appartamento in cui il pomeriggio del 20 luglio 2022 fu rivenuto il corpicino esanime di Diana, è stato dato in locazione a tre persone. Nei giorni scorsi l'avvocato di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, ha inviato una raccomandata a Maria Assandri chiedendo che venga riconosciuta una quota legittima dell'affitto alla sua assistita. Il piccolo introito servirà al sostentamento della 38enne che, fino ad oggi, è stata aiutata solo dal suo legale e alcuni volontari del carcere.
La pensione
Quella dell'affitto non è l'unica novità. Stando alle parole dell'avvocato Pontenani, le condizioni generali di Alessia Pifferi consentirebbero "di vedere per lei riconosciuta dall'Inps una pensione di invalidità del cento per cento". "La donna - ha spiegato il legale - avrebbe diritto a una pensione di invalidità". Il 10 ottobre scorso, la Corte d'Assise di Milano ha disposto una perizia psichiatrica per l'imputata. L'accertamento servirà a stabilire se la donna fosse capace di intendere e volere al momento dei fatti e a valutare la sua pericolosità sociale. L'incarico peritale sarà assegnato verosimilmente allo psichiatra Elvezio Pirfo il prossimo il 13 novembre.
La corrispondenza tra un detenuto e Alessia Pifferi
In attesa degli sviluppi processuali è emerso che Alessia Pifferi avrebbe chiesto di avere un colloquio telefonico con Giulio Caria, il 45enne che si trova recluso nel carcere di Bancali (Sardegna) per aver ucciso la sua compagna e nascosto i resti in un congelatore. Nei mesi precedenti l'uomo aveva inviato una lettera alla 38enne presentandosi come "il cugino".
Lei ha ammesso di gradire la corrispondenza per "il desiderio di una relazione", chiaramente a distanza, con il detenuto. Ma la corrispondenza è stata bloccata sul nascere a seguito del parere negativo espresso sulla questione dal pm Francesco De Tommasi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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