"Sono pentita. Se potessi tornare indietro non lo rifarei, pensavo che il latte bastasse". Lo ha detto Alessia Pifferi ai giudici della Corte d'Assise di Milano, durante l'udienza del processo in cui è imputata con l'accusa di omicidio pluriaggravato del figlioletta Diana, la bimba di 18 mesi morta di stenti dopo essere stata abbandonata in casa per sei giorni senza cibo né acqua. Un pentimento a cui non crede la sorella della 38enne, Viviana Pifferi: "Ha recitato tutta la vita. Per lei la colpa è sempre degli altri. Ripenso a quella bambina lasciata da sola nel lettino per una settimana. Se ne è accorta ora che un biberon non bastava?", è stato il commento a caldo della donna uscendo dall'aula.
"Non è stato facile essere ragazza madre"
Giacca bianca, capelli raccolti in uno chignon e un velo di trucco. Quest'oggi Alessia Pifferi è salita sul banco degli imputati per la prima volta da quando, lo scorso marzo, è iniziato il processo. Durante l'esame ha raccontato la nascita della figlioletta, avvenuta nel bagno dell'abitazione dell'allora compagno conosciuto su un sito di incontri. "Diana nasce all'improvviso il 29 gennaio 2021, non sapevo di essere incinta, è nata prematura. - ha dichiarato - È stata in incubatrice per un mese e mezzo all'ospedale di Bergamo, non è stato facile essere ragazza madre, ma non ho avuto problemi ad accettarla. Anche a mia madre ho raccontato di essere incinta e che non sapevo chi fosse il padre, ancora oggi non so chi sia".
"Non mi sgridi, pensavo che il latte bastasse"
Incalzata dalle domande del pm Francesco De Tommasi la donna ha ripecorso quanto accaduto lo scorso luglio precisando che lasciava la piccola Diana da sola in casa "pochissime volte". "Le chiedo gentilmente di non sgridarmi, pensavo che il latte le bastasse", ha detto rivolgendosi al pubblico ministero. "La mettevo nel lettino da campeggio" ha poi spiegato in riferimento a quando usciva per andare dal compagno dell'epoca, che vive a Leffe, in provincia di Bergamo. Secondo la 38enne, la bambina "non era in grado di uscire da sola dal lettino. Quando tornavo era tranquilla, la cambiavo, le davo la pappa, era tranquilla. Le cambiavo anche il pannolino sporco di urina".
"Mai dato tranquillanti, ho provato a rianimarla"
Nell'appartamento di Via Parea, dove la scorsa estate si consumò la tragedia, gli investigatori hanno trovato un flacone vuoto per 3/4 di un sedativo. La 38enne ha negato con tono fermo di aver mai somministrato tranquillanti alla figlioletta: "Mai dati". Poi il pm le ha chiesto di raccontare come ha trovato la bimba quando, nella tarda mattinata del 20 luglio 2022, rientrò a casa. "Ho trovato mia figlia nel lettino. Era mattina, ma non ricordo l'ora. - ha precisato - Sono andata subito da mia figlia, l'ho accarezzata e ho capito che non si muoveva perché non giocava come le altre volte". Diana "non era fredda, ho tentato di rianimarla, le ho fatto il massaggio cardiaco, la portai in bagno per bagnarle piedini, manine, viso e testina per cercare di farla riprendere. Il pannolino era sul letto". A quel punto la 38enne ha spiegato di aver chiesto aiuto ai vicini: "Andai dalla mia vicina di casa, ma non c'era nessuno nel cortile e allora andai di fronte a casa mia. - ha aggiunto -Le dissi che avevo bisogno di aiuto. Vide subito la bambina, andai in panico, tremai, mi misi a piangere. Chiamai il 118. Avevo detto alla mia vicina di aver lasciato Diana con una baby sitter perché ero sotto choc. Andai nel panico".
"Mia figlia mi manca"
Durante l'interrogatorio di convalida del fermo, Alessia Pifferi aveva dichiarato che la figlioletta rappresentava "un ostacolo" per la relazione col suo nuovo (ormai ex) compagno. "Ero orgogliosa di mia figlia, non è mai stata un peso per me", ha assicurato. "Vivo alla giornata, vivo malissimo. La mia bambina mi manca tantissimo.
Il carcere non è di certo un bel posto", ha detto rispondendo alle domande del suo difensore Alessia Pontenani. E infine: "Se tornassi indietro non lo rifarei di sicuro. Sono pentita, Diana mi manca".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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