Alessia Pifferi, disposta la perizia psichiatrica. La sorella: "È bugiarda e scaltra"

La corte d'Assise di Milano ha disposto l'accertamento e rinviato l'udienza per l'incarico al perito. La procura era contraria

Fermo immagine da Quarto Grado
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Alessia Pifferi dovrà essere sottoposta a una perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e di volere. Dopo un acceso confronto tra procura e difesa, la corte d'Assise di Milano ha deciso che è necessario l'accertamento tecnico sulla donna a processo per avere lasciato morire di stenti la figlioletta Diana. Per questo motivo ha aggiornato l'udienza al prossimo 13 novembre, per l'incarico al perito, il professore Elvezio Pirfo, specializzato in psichiatria.

Per la procura Pifferi era "lucida"

Da sempre i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro sono convinti che Pifferi fosse perfettamente "lucida" quando decise di chiudersi la porta di casa alle spalle, abbandonando a se stessa la bimba di soli 18 mesi. Diversamente la difesa della donna, con l'avvocata Alessia Pontenani che ha continuato a chiedere alla corte, presieduta da Ilio Mannucci Pacini, di effettuare l'accertamento. Stando alle indagini, l'ha lasciata nell'appartamento in zona Ponte Lambro in un lettino da campeggio, con le sbarre sufficientemente alte da non consentirle di uscire. Poi ha preso un taxi ed è andata a Leffe, a raggiungere l'uomo con cui aveva una relazione. "Non ci sto ad essere preso in giro, la signora non ha alcun problema mentale e ha avuto un atteggiamento scellerato nei confronti della figlia", sono state le parole in aula di Francesco De Tommasi. Lo stesso pm ha criticato gli accertamenti medici effettuati dal carcere di San Vittore e la consulenza della difesa che parlano, in sostanza, di un ritardo mentale della donna. Ha contestato in particolare che la relazione del carcere si è avvalsa di test che sono stati somministrati alla 37enne senza autorizzazione della corte d'Assise. "Un quoziente intellettivo di 40 vuol dire che nella scorsa udienza - ha detto il pm entrando nel merito - lei non sarebbe stata in grado di dire nulla, né di formulare accuse contro il personale di polizia, di relazionarsi con nessuno". Invece, ha dato "risposte chiare", ha reso "dichiarazioni sconcertanti", è stata proprio lei a dichiararsi consapevole di ciò che ha fatto, "dicendo che a volte lasciava da bere alla piccola per la sua sopravvivenza". Anche per il legale di parte civile, l'avvocato Emanuele De Mitri, che rappresenta la madre e la sorella dell'imputata, ha dato parere negativo alla perizia perché lei stessa "ha sempre detto che sapeva che la bimba poteva morire".

La sorella: "Alessia Pifferi è bugiarda e scaltra"

In aula - come anche nelle scorse udienze - c'era Viviana Pifferi, sorella dell'imputata. "Il mio pensiero resta sempre quello, io conosco le sue bugie, non la ritengo così incapace da non riuscire a parlare, scrivere, agire, come dicono i suoi consulenti, mia sorella è una scaltra".

E ancora: "Era prevedibile che venisse disposta", ha spiegato la sorella, parte civile assieme alla madre, nonna di Diana, contro la 37enne. "Una persona che fino al giorno prima è normale ora passa per una che ha difficoltà di muoversi, di agire. Quando succedono queste cose qua si tende sempre a far venire fuori un deficit, qualcosa".

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