Il bosco, gli essiccatoi e i lupi: così il killer di Cuneo è stato tradito e arrestato

L'obiettivo dei carabinieri era catturarlo in quanto duplice omicida ma anche per salvargli la vita: per 40 ore Sacha Chang ha vagato tra lupi e discese scoscese

Il bosco, gli essiccatoi e i lupi: così il killer di Cuneo è stato tradito e arrestato
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Sacha Chang, il 21enne omicida di Montaldo Mondovì, da ieri è in custodia alle forze dell'ordine italiane, che l'hanno fermato mentre dormiva su una panchina nei pressi di una cappella nel bosco. Per 48 ore ha vagato nella fitta vegetazione, riuscendo a sfuggire in diverse occasioni ai militari che erano sulle sue tracce, nascondendosi tra gli alberi e il sottobosco. I carabinieri e i cacciatori impegnati nelle ricerche l'hanno trovato nudo: non indossava gli abiti sporchi di sangue con i quali si era allontanato. La pioggia caduta in quei giorni l'ha spinto a toglierli, ma non a buttarli. Ha tenuto le scarpe, fondamentali per spostarsi a piedi del bosco ed evitare ferite.

Per quasi due giorni interi ha vagato nella vallata del monregalese: il fisico atletico gli ha permesso di muoversi velocemente da una parte all'altra ma senza acqua e cibo il suo corpo si è debilitato e questo lo ha tradito. Per la notte pare abbia trovato rifugio nei vecchi essiccatoi di castagne abbandonati nei boschi ma l'inconscio ieri mattina l'ha spinto su quella panchina in legno davanti alla chiesa di San Bernardo, forse per godere di qualche raggio di sole prima di riaddentrarsi nei boschi.

Era disarmato, il coltello usato per uccidere il padre e l'amico è stato trovato in un cortile poco distante dall'abitazione in cui si è consumato l'omicidio. Sono numerosi gli avvistamenti nelle ore della fuga, nei pressi di alcuni paesi della vallata al margine del bosco, in alcuni casi distanti da dove è stato perpetrato il reato. Ma Chang è veloce, si sposta rapidamente e non permette ai carabinieri di avvicinarsi. L'ultimo avvistamento prima della cattura risale alle 8 del mattino di ieri: i militari riescono a bloccarlo ma lui sguscia, si divincola e si butta in una discesa impervia, facendo nuovamente perdere le sue tracce.

"Gli abbiamo salvato la vita", diranno i carabinieri in conferenza stampa dopo la cattura. Non un modo di dire, visto che quei boschi sono popolati da lupi e da cinghiali, che sembrano non aver comunque avvicinato l'omicida. "Stiamo indagando sulle modalità del duplice delitto, ma in queste ore la nostra priorità è stata la cattura del giovane anche in modo da salvargli la vita. Ritengo che in quelle condizioni non avrebbe potuto resistere ancora a lungo", ha spiegato il colonnello Carubia.

Chang non parla, è chiuso in un silenzio che sembra impenetrabile: un maresciallo che parla la sua lingua gli ha rivolto qualche parola ma non ha ottenuto nulla se non un paio di cenni del capo. Ha anche rifiutato l'acqua che gli è stata offerta. Ora è in ospedale a Mondovì, piantonato e in stato di fermo.

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