Perquisizioni, trema la procura di Roma. Si cercano le gole profonde

Mentre nei confronti di Camilla Marianera viene disposta la custodia cautelare in carcere, i carabinieri indagano per scovare la talpa che forniva informazioni, ma potrebbero esserci più soggetti

Perquisizioni, trema la procura di Roma. Si cercano le gole profonde

Il caso "talpa" nella procura di Roma ha sollevato un vero e proprio polverone, con la giovane praticante avvocato Camilla Marianera che è solo la punta di un iceberg di una situazione ben più complessa.

Gli inquirenti intendono vederci chiaro e stanno indagando a fondo nella vicenda. Il fatto che ci fosse qualcuno disposto a fornire alla ragazza delle informazioni poi girate a pusher e ultras solleva parecchie preoccupazioni. È notizia di oggi di perquisizioni nei palazzi di giustizia, e indagini nei confronti di alcuni personaggi che potrebbero essere coinvolti nella vicenda.

Perquisizioni e indagini

I carabinieri del nucleo investigativo di Roma, coordinati dai pubblici ministeri Francesco Cascini e Giulia Guccione, si trovano al momento sulle tracce della cosidetta "talpa" dell'ufficio intercettazioni della procura romana. Ma non solo. Si cercano complici anche in altri uffici perché Camilla Marianera, a quanto pare, avrebbe avuto altre fonti da cui attingere.

Si parla di perquisizioni in cinque uffici, e cinque dipendenti indagati. Gli uomini dell'Arma hanno effettuato controlli all'ufficio intercettazioni, e in quello delle convalide dei sequestri del tribunale di Roma. Perquisizioni anche al tribunale di Sorveglianza e in alcuni uffici della corte d'Appello. Tutti luoghi in cui Camilla Marianera, attualmente indagata, affermava di avere amici o conoscenti disposti a parlare.

In questo modo, secondo l'accusa, la giovane avvocato riusciva a fornire informazioni a ultras e spacciatori in cambio di denaro.

Alla ricerca della "talpa"

Molto difficile risalire alla cosidetta "talpa", molto attenta nell'avere contatti con Marianera. Secondo gli inquirenti si tratta di qualcuno che lavora all'ufficio intercettazioni, ma non sarà facile risalire alla sua identità. La "talpa" sapeva come muoversi e non lasciare tracce compromettenti. Ottenute le informazioni che servivano, si limitava solo a fare tre squilli sul cellulare della praticante avvocato, così da farle sapere che tutto era pronto.

Il timore, però, è che la ragazza avesse anche altre fonti da cui attingere, e non soltanto dall'ufficio intercettazioni. Come spiegato dai pm, e riportato da Il Messaggero, "i canali di cui si avvalgono gli indagati per attingere notizie riservate relative all'attività giudiziaria sono plurimi e non limitati a funzionari presenti nella sala intercettazioni". E, ancora: "Giova ulteriormente osservare che i due indagati intrattengono rapporti con una pluralità di funzionari, che svolgono la loro attività lavorativa presso la Corte d'Appello e presso il Tribunale di sorveglianza, rappresentati come soggetti disponibili a fornire notizie in ordine alle loro attività d'ufficio".

Il modus operandi

Nella ricostruzione presentata dai pm viene spiegato che Marianera, praticante avvocato, si presentava come

avvocato, usando addiriturra l'identità di altri professionisti.

L'elevato rischio di fuga ha convinto il giudice a disporre nei confronti della donna una misura di custodia cautelare in carcere.

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