Un boss mafioso condannato per l’omicidio di un poliziotto non dovrà pagare per averne assassinato la moglie, uccisa nella stesso agguato. L’Italia patria del diritto ci consegna una sentenza beffa che allontana ancor di più la verità giudiziaria da quella storica, se mai ce ne sarà una. Oggi la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna del boss Nino Madonia per l’omicidio dell’agente Nino Agostino, ucciso assieme alla moglie Ida Castelluccio il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo. Per il capomafia di Resuttana si celebrerà un nuovo processo di appello ma solo per l’agente, in quanto secondo i giudici non ci sarebbe la premeditazione di uccidere anche la Castelluccio, incinta di cinque mesi. Alla coppia fu fatale il compleanno della festa della sorella di Nino. Appena prima di entrare a festeggiare, i due vennero raggiunti da un gruppo di sicari in motocicletta sbucati all’improvviso che li crivellarono di colpi.
Ma perché questo omicidio è importante? Agostino stava indagando sul fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta tra cui Agostino trovarono su una spiaggia dell’Addaura, vicino alla villa del giudice ammazzato a Capaci, un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. Tanto che Falcone, presente ai funerali assieme a Paolo Borsellino, disse ad un amico commissario, pure presente al funerale: «Io a quel ragazzo gli devo la vita». Eppure per buona parte della stampa e dell’opinione pubblica Falcone quell’attentato se l’era inventato.
A organizzare il fallito attentato sarebbe stato Madonia che l’avrebbe chiesto a Vito e Angelo Galatolo. Sarebbe stato lui a buttare via il telecomando necessario per far brillare i candelotti di dinamite piazzati sulla scogliera, spaventato perché aveva visto Agostino, che ogni tanto andava in moto a cercare latitanti assieme a Emanuele Piazza, agente dei servizi scomparso nel 1990 e di cui non si è mai trovato il corpo.
Il padre di Agostino, Vincenzo, che dalla morte del figlio non si è mai più tagliato la barba in segno di protesta, era diventato uno dei simboli dell'Antimafia siciliana. “Fortunatamente lui e la moglie sono morti e si sono risparmiati questo verdetto” dicono i familiari presenti in aula.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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