"L'omicidio è stato pianificato nell'arco di un anno, peraltro con un tentativo andato a vuoto prima di quello definitivo. I tre imputati hanno agito con lucidità e freddezza". Non ha dubbi l'avvocato Piergiorgio Vittorini, legale di parte civile assieme alla collega Monica Baresi nel processo per l'omicidio di Laura Ziliani, l'ex vigilessa uccisa a Temù nella notte tra il 7 e l'8 maggio 2021, sulle complicità tra Silvia e Paola Zani, figlie della vittima, e il fidanzato di entrambe, Mirto Milani.
All'ultima udienza, celebrata davanti alla Corte d'Assise di Brescia lo scorso 27 aprile, le due sorelle hanno raccontato di aver ucciso la madre perché, a loro dire, avrebbe tentato di avvelenarle con la candeggina nel latte, un'accusa che ha scosso l'opinione pubblica. "Escludo categoricamente che la signora Laura Ziliani volesse sbarazzarsi delle figlie", dice ancora Vittorini alla redazione de ilGiornale.it.
Avvocato Piergiorgio Vittorini, lei è il legale di parte civile nel processo per l'omicidio di Laura Ziliani. Cosa ne pensa delle ultime deposizioni degli imputati?
"Ritengo che non vi sia stato un passo indietro rispetto alle dichiarazioni precedenti, sia alle prime confessioni rese davanti al pm che all'udienza del 27 aprile. Mi riferisco in particolar modo a quelle di Silvia che ha confermato di aver ucciso assieme agli altri due imputati la madre".
Le carte dell'inchiesta parlano di uno "trio diabolico", così come è stato ribattezzato anche dalla stampa. Secondo lei a chi è venuta l'idea dell'omicidio?
"Sulla scorta delle ultime deposizioni, il racconto più credibile è quello di Mirto Milani. Durante l'ultima udienza ha parlato di 'ruota infernale', in cui quando uno dei tre avrebbe provato a tirarsi fuori, qualcun altro lo 'tirava dentro'. È stato un delitto concertato di comune accordo da tutte e tre le persone coinvolte".
Eppure Mirto Milani è stato più volte posto al vertice del triangolo amoroso. Cosa ne pensa?
"Mirto Milani era al centro del triangolo amoroso ma non penso che tenesse le redini del ménage à trois. Tant'è che in una delle tante lettere di una delle fidanzate, Silvia gli dà dell''insufficiente' nell'intimità. Ciò è indicativo del fatto che non era l'agente principale all'interno del relazione sentimentale con le due ragazze".
Silvia e Paola Zani hanno anche raccontato che Mirto Milani le sottoponesse a delle "sedute di psicoterapia". Secondo lei?
"Tentano di passare per vittime ma nessuno impediva loro di sottrarsi a queste presunte sedute di psicoterapia. Sono lucide artefici e complici del delitto della madre".
E rispetto all'omicidio, qual è la posizione di Milani?
"Pur ribadendo che c'è stata unità e complicità di intenti, sia nella fase progettuale che esecutiva, credo non sia Mirto Milani il Deus ex machina. Ritengo molto più dominante, invece, la figura di Silvia".
Perché?
"Le dichiarazioni rese da Silvia, soprattutto rispetto al presunto movente del delitto, non sono credibili. Legittimo il tentativo di provare a ottenere uno sconto di pena rispetto alla gravità del reato commesso e che ha confessato, ma è un racconto mendace".
Durante l'ultima udienza sia Silvia che Paola Zani hanno detto di temere per la propria vita ipotizzando che la madre, Laura Ziliani, volesse ucciderle.
"È un'idea concepita nel tentativo di giustificare l'omicidio della madre. Ma escludo categoricamente che la signora Laura Ziliani volesse sbarazzarsi delle figlie".
Gli imputati hanno riferito di un episodio in particolare, ovvero, che Laura Ziliani avrebbe tentato di avvelenarle versando la candeggina nel latte. Le sembra possibile?
"Le faccio una domanda: secondo lei è possibile che una persona beva candeggina e non finisca in ospedale? Stiamo parlando di una sostanza altamente corrosiva, sarebbe bastato un sorso per avvertire quantomeno una sensazione insopportabile di bruciore".
Dunque lei non crede al movente, così per dire, della "legittima difesa"?
"Nel modo più assoluto. E poi, mi scusi, nell'ipotesi irreale che temessero per la propria incolumità, perché non hanno denunciato il fatto ai carabinieri? È un racconto infarcito di bugie".
E quindi quale ritiene possa essere allora?
"Senza dubbio il movente è economico. La signora Laura Ziliani aveva accreditato il suo patrimonio a un ente del Bresciano per tutelare la figlia minore, una ragazza con fragilità psichiche, quando lei non ci sarebbe più stata".
Invece?
"Silvia e Paola, che evidentemente non condividevano la scelta della madre, hanno pensato di ucciderla. Cosicché, quando la mamma non ci fosse più stata e nella convinzione di farla franca, sarebbero diventate le tutrici legali della sorella nonché le amministratrici del patrimonio di 11 appartamenti".
Uno degli avvocati della difesa ritiene di essere in possesso di un audio che proverebbe la volontà di Laura Ziliani di uccidere le figlie. Cosa può dirci al riguardo?
"Mi domando come mai non sia stato prodotto prima dal momento che, nell'ipotesi in cui fosse accertata la veridicità della prova, probabilmente avrebbe potuto alleggerire la posizione delle due ragazze. E non credo che un documento del genere sia passato inosservato agli inquirenti che, peraltro, hanno lavorato con grande scrupolo anche nei confronti degli imputati. Attendiamo di conoscere il contenuto di questo audio e poi faremo tutte le valutazioni necessarie".
Sulla scorta di tutte le risultanze emerse in fase investigativa e dibattimentale, quale ritiene possa essere la pena più idonea per i tre imputati?
"Non spetta a me valutare l'entità della pena ma ai giudici della Corte
d'Assise di Brescia. Da avvocato posso solo dire che l'omicidio è stato pianificato nell'arco di un anno, peraltro con un tentativo andato a vuoto prima di quello definitivo. I tre imputati hanno agito con lucidità e freddezza".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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