Ergastolo per l’omicidio della moglie, la corte gli revoca l’avvocato gratis. "Ha proprietà in Marocco"

I giudici d'Assise dopo la condanna al carcere a vita per Bouchaib Sidki, che ha ucciso la moglie Wafaa Chrakoua a coltellate nel novembre 2022 a Milano, hanno inviato gli atti alla procura per valutare altri profili penali

Ergastolo per l’omicidio della moglie, la corte gli revoca l’avvocato gratis. "Ha proprietà in Marocco"
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Non solo la (scontata) condanna all'ergastolo per il femminicidio della moglie, Wafaa Chrakoua, uccisa a 51 anni a coltellate dopo essere rientrata a casa dopo un turno estenuante di pulizia dopo una discussione per un motivo banale (proprio oggi ne avrebbe compiuti 53). Ora Bouchaib Sidki dovrà vedersela anche sotto un altro profilo penale: aveva avuto accesso al gratuito patrocinio, cioè l'assistenza legale gratuita, dichiarando di avere un reddito di soli 10 mila euro annui. Peccato che non sia così: il 60enne è destinatario di rendite ben più "cospicue", in quanto è proprietario di alcuni immobili in Marocco, Paese del quale è originario, che ha affittato a una banca e a un altro ufficio. Così la prima sezione della corte d'Assise di Milano, presieduta da Antonella Bertoja, non solo ha disposto la revoca dell'avvocato pagato dallo Stato, ma ha trasmesso gli atti alla procura per valutare eventuali profili penali.

"L’ho uccisa per uno scatto di rabbia. Perché ero seduto sul divano, lei è entrata in casa e quando mi ha visto ha ricominciato con le solite cose, che dovevo trovarmi un lavoro, che non facevo niente, che lei era stanca e mi ha insultato. Così mi sono alzato dal divano, sono andato in cucina e ho preso un coltello. Poi non so perché, non so cosa mi è preso, ero pieno di rabbia e mi sono scagliato contro di lei più e più volte fino a quando ho visto che cadeva a terra tutta insanguinata e non si muoveva più. Solo allora mi sono ripreso e ho chiamato mio figlio, poi sono uscito in strada e ho fermato una pattuglia dei carabinieri che passava di lì", aveva detto alla gip Stefania Donadeo, nell'interrogatorio di convalida dell'arresto.

La pm Francesca Gentilini, succeduta alla collega Sara Arduini che aveva coordinato l'inchiesta della Squadra mobile, aveva chiesto una condanna all'ergastolo. Oggi a Sidki è stata riconosciuta l'aggravante del vincolo di parentela oltre che i maltrattamenti aggravati nei confronti della famiglia. La corte ha anche stabilito dei risarcimenti, da 150 mila per ciascuno dei quattro figli, di cui uno ancora minorenne. Tutti sono assistiti dagli avvocati Alberto Angeloni e Roberta Quintana: la vittima lavorava nel loro studio e hanno offerto assistenza legale gratuita ai figli. La maggiore dei ragazzi, che viveva in Francia, è dovuta tornare in Italia dopo l'omicidio per occuparsi dei fratelli rimasti senza genitori, dopo che la madre è stata uccisa e Sidki è finito in carcere.

Dopo aver ucciso la donna Sidki ha percorso più di un chilometro dal civico 1 di via Lope de Vega, zona Famagosta, prima di fermare in viale Liguria una pattuglia dei carabinieri. "Ho ucciso mia moglie", ha detto subito ai militari.

Con loro è tornato nell’appartamento al quarto piano del caseggiato popolare dove nel frattempo erano già arrivati i soccorritori del 118 e della polizia, chiamati dal figlio e dai vicini. Oggi la condanna all'ergastolo, le cui motivazioni saranno depositate entro 30 giorni.

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