“Opacità rilevanti nella gestione degli ingenti fondi a disposizione”. Il tribunale del riesame di Roma, nel respingere il ricorso di Marie Therese Mukamitsindo e Michel Rukundo, conferma e sostanza le accuse mosse nei confronti dei familiari del deputato Soumahoro nell’inchiesta che li vede coinvolti per la gestione delle cooperative Karibù e Aid legate all’accoglienza dei migranti.
Il riesame ha rigettato il ricorso dei familiari di Soumahoro
Nuova sconfitta al tribunale del riesame per i familiari del deputato Aboubakar Soumahoro. Dopo quello di Latina anche il giudice di Roma rigetta il ricorso per l’annullamento della misura interdittiva dai rapporti con le pubbliche amministrazioni per 12 mesi. Come racconta il quotidiano Latina Oggi, il tentativo di farsi annullare la misura interdittiva da parte di Mukamitsindo e Rukundo è fallito. Gli avvocati Luca Marafioti e Fabio Pignataro, che assistono gli indagati, avevano impugnato l’ordinanza della procura di Latina, notificata lo scorso dicembre. Nelle scorse ore i giudici di Roma hanno rigettato l’istanza e le motivazioni sono piuttosto nette. In primo luogo viene espresso il timore di una possibile recidiva dei reati contestati: “desumibile dalle modalità e dei fatti ascritti consumati nel corso di numerosi esercizi sociali e nell’ambito di più società sottraendo con il sistema fraudolento all’imposizione fiscale importi significativi”.
Gestione opaca dei fondi a disposizione
Ma l’aspetto più interessante arriva subito dopo, quanto i magistrati rilevano “la personalità degli indagati oltre ad essere indicativa di una certa spregiudicatezza, si inserisce in un sistema connotato da rilevanti opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale e agli altri enti coinvolti, fondi in parte non rendicontati e
in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale (tra cui acquisto di beni di lusso nel negozio Ferragamo a Roma), in parte destinati ad utilizzi anche all’estero e allo stato non chiariti”.
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