"Sono schifata di quello che mi facevano fare". Così la squillo 15enne vendeva il suo corpo

Il racconto in aula di due ex baby squillo che, in lacrime, hanno spiegato i motivi per cui si avvicinarono a quel mondo e come l'imputato a processo avrebbe saputo della loro minore età

Fonte: MonzaToday
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Cosa ha spinto due ragazzine a vendere il proprio corpo? Nella prima sezione penale del Tribunale di Roma ieri due ex 15enni hanno raccontato, tra sofferenza e conati di vomito, come riporta il Messaggero, la loro esperienza che risale a sette anni fa, un’esperienza che ha portato alla sbarra un fotografo, Massimiliano B., dopo la sentenza per le stesse accuse - prostituzione e pornografia minorile - di un amico ex militare e appassionato di fotografia, Stefano Grimaldi, che si è avvalso del rito abbreviato ed è stato condannato in primo grado a una pena di 7 anni.

Alle due giovani, oggi maggiorenni, la stampa ha attribuito i nomi di Rossella e Marilù. Rossella è stata ieri la prima a porgere la sua testimonianza, così come è stata la prima a finire nel gorgo della presunta prostituzione minorile sulla quale si cerca di giungere a una verità processuale.

Tutto, stando alle due testimonianze, sarebbe partito nel 2010 nello “Studio 10” di Torre Angela, dove Rossella si sarebbe recata col desiderio di diventare una modella. “Avevo appena 15 anni - ha raccontato Rossella, piangendo - l'ho fatto per guadagnare qualche soldo, ma poi con il tempo mi sono schifata di quello che mi avevano convinta a fare”. È stato infatti riportato che i due uomini avrebbero cercato di “realizzare un'esibizione pornografica, inducendo le vittime a compiere atti sessuali tra loro”, gettando addosso delle banconote. Soldi, sigarette e make up sarebbero stati ciò con cui le ragazzine sarebbero state pagate.

Seconda a sedersi sul banco dei testimoni Marilù, che ha confessato: “Con l'ingenuità di una 15enne, ho seguito la mia migliore amica, con la quale avevo una relazione simbiotica, come è tipico di quell’età. Mi sentivo al sicuro proprio perché c'era lei e facevo con lei quelle cose. Sicuramente la parte economica ha avuto il suo peso. Vedevo che la mia amica aveva sempre la disponibilità di tanti soldi. Magari erano cento euro, ma visti con gli occhi di una quindicenne mi sembravano tanti. Più che per fare esperienza, l'ho fatto per quella che all'epoca ritenevo fosse una sfida”.

Marilù ha inoltre puntato il dito sull’imputato Massimiliano B., affermando che sarebbe stato al corrente della sua minore età: “Perché nel tragitto mentre mi accompagnava in macchina ha fatto riferimento all'età mia e della mia amica, in relazione alla pericolosità della situazione. Non mi ha detto esplicitamente di non dirlo a nessuno, ma ha mi invitato a prestare attenzione a questa vicenda, proprio perché eravamo minorenni”.

La denuncia è stata presentata dal proprietario di una palestra in zona Ardeatina. Rossella era andata da lui per chiedergli di insegnarle le arti marziali, in particolare qualche mossa “idonea a uccidere un uomo”, confidandosi poi sul perché dell’insolita richiesta.

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