Il doppio festino, le ragazze e il crack. Il racket gestito dalla trans

Tre persone sono state condannate nell'indagine per sfruttamento della prostituzione nella "casa del crack" a Torino. Una trans gestiva il losco giro di affari. La testimonianza choc di una studentessa e la staffetta dei due festini

Il doppio festino, le ragazze e il crack. Il racket gestito dalla trans
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"A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack faccio qualunque cosa". È la testimonianza agghiacciante di un’ex studentessa di psicologia che partecipava ai festini a base di sesso e droga nella "casa del crack" di via Urbino 33, in zona Aurora a Torino. Una testimonianza-chiave, quella della ragazza, finita nelle carte dell’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla pm Chiara Marina. A gestire il malaffare ci sarebbe stata una donna trans di 53 anni, Monique, che reclutava giovani ragazze alle prese con problemi di tossicodipendenza, pusher e clienti, con la complicità di altre persone. Il processo relativo all’indagine per sfruttamento della prostituzione si è concluso lo scorso martedì con tre condanne e due assoluzioni: 2 anni e 8 mese all'imputata principale (la sentenza è stata emessa ad aprile 2023), mentre due spacciatori hanno patteggiato pene superiori a un anno. Altri due imputati, invece, sono stati assolti.

La testimonianza della studentessa

L’indagine è partita nell’aprile del 2021, quando una giovane studentessa di psicologia si presentò nella stazione dei carabinieri a Settimo Torinese per denunciare il losco giro in cui era rimasta intrappolata. Come ben precisa il quotidiano La Repubblica, la testimonianza della ragazza, già sentita in fase d’indagine, è stata decisiva durante il dibattimento. "Non mi piace prostituirmi. - racconta a processo la giovane -Non mi piace l’atto sessuale, ma quando fumo il crack ne voglio sempre di più. E se non ne ho, se non me lo sanno subito, mi parte l’embolo. Per questo lo faccio. A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack farei qualsiasi cosa". "Era Monique che mi invitava a feste dove mi offrivano da fumare e io andavo. - ricorda la ragazza durante la testimonianza - A volte io arrivavo col mio cliente. Anche Monique partecipava ai festini, facendo uso di crack anche lui. Dei clienti, alcuni andavano con lui, o con me, altri fumavano e basta". Dal racconto della ex studentessa non è difficile immaginare cosa accadesse nella casa degli orrori, tra viavai di clienti, nuvole di fumo e incontri promiscui. "I clienti chiamavano, venivano e avevano rapporti con tutti, Monique o anche io o le altre. Pagavano il crack e basta” dice ancora la giovane. Poi conclude: "Il crack purtroppo ti porta a volerne sempre di più".

Il doppio festino

Per ricostruire i movimenti che avvenivano nella "casa del crack" gli investigatori si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e riprese video. Centrale nell’indagine una notte in particolare, quando ci sarebbe stata addirittura una staffetta di due festini, iniziata alle ore 19 del 4 febbraio e finita alle ore 17 del giorno successivo. Quella notte, e nelle ore successive, le telecamere riprendono un viavai di 30 persone dalla palazzina di via Urbino, mentre i militari dell’Arma intercettano le telefonate di Monique. La 53enne si attiva per arruolare ragazze in crisi d’astinenza. Telefona a un amico che coinvolge la fidanzata: "Non puoi fare dieci minuti di ritardo al lavoro? Facciamo una cosa veloce. Mezz’ora per venti euro". Ma una ragazza non basta, allora ne cerca un’altra, barista e modella, che arriva attorno alla mezzanotte. I clienti aumentano e il crack sembra non bastare mai. Monique telefona ai suoi spacciatori di fiducia: "Ho bisogno che arrivi in 30 secondi. Portami 10 grammi". Le richieste aumentano con il trascorrere del tempo: "Me ne porti 4 da 120?" chiede la maîtresse ad un altro pusher quando è già l’alba del giorno successivo. Fa l’ultimo ordine alle ore 2 del pomeriggio: "Portane una grande". Siccome il crack sta per finire, Monique tenta di procacciarsi altri clienti.

Contatta un uomo soprannominato "Lupo Alberto": "Ho una bella coppia qui. Ti interessa?". Lui declina l’invito: "Devo tornare a casa a fare il bravo bambino". Gli altri che sono già nell’appartamento, invece, restano fino alle 17, quando la staffetta infernale finisce.

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