La procura di Perugia starebbe lavorando a un'inchiesta molto delicata che potrebbe scuotere l'intero mondo della politica italiana. Sotto la guida del procuratore capo Raffaele Cantone, il reato per il quale i magistrati si sono mosso è accesso abusivo a sistemi informatici: si starebbe parlando, quindi, di una potenziale centrale di dossieraggio abusivo all'interno della Direzione nazionale antimafia. Coinvolti centinaia di personaggi noti - tra politici di primo piano, giornalisti e capitani d'industria - i cui conti correnti e nelle transazioni finanziarie sarebbero stati scandagliati a fondo.
I politici finiti nel mirino
A essere iscritto nel registro degli indagati - come riportano Corriere della Sera e Repubblica - sarebbe un maresciallo della Guardia di Finanza, che è stato per lungo tempo a servizio della Dna. Quello che sospetta la procura del capoluogo umbro è che - sulla base di evidenze che ritiene inequivocabili - l'uomo avrebbe interrogato il sistema informatico interno per scaricare atti riservati senza alcuna autorizzazione. Si sta parlando delle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos), ovvero le transazioni anomale che le banche e gli operatori finanziari hanno il dovere di comunicare alla Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d'Italia per approfondimenti. Per legge, queste vengono trasmesse per legge sia alla Dna sia al Nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Devono necessariamente essere trattate con molta cura perché contengono informazioni riservate, che riguardano transazioni apparentemente sospette (bonifici dall'estero, strani scambi di denaro) ma che comunque potrebbero essere assolutamente lecite.
Secondo quello che sta emergendo, già nel corso del 2020 la pubblicazione su diversi quotidiani di Sos che riguardavano personaggi politici di primo livello avevano destato alcuni sospetti: tra gli altri, vengono citati i nomi di Matteo Renzi, Giuseppe Conte e Rocco Casalino. Teoricamente spetterebbe alla polizia giudiziaria effettuare gli approfondimenti: e invece quei documenti erano finiti sui giornali prima che alle procure. La dinamica aveva fatto parecchio insospettire i vertici delle Fiamme Gialle e del ministero dell'Economia. Non era poi accaduto più niente fino all'ottobre del 2022, quando Guido Crosetto, appena nominato ministro della Difesa, presenta un esposto alla procura di Roma. "A seguito della pubblicazione di miei dati personali e non pubblici, accessibili solo da parte di persone autorizzate, ho deciso di sporgere una querela alla procura di Roma per capire come fossero stati recuperati", spiega oggi a Repubblica.
Il proseguimento dell'indagine
La pm Antonia Giammaria delega i primi accertamenti e scopre che finanziere in servizio alla Dna avrebbe effettuato ricerche proprio su Crosetto proprio nei giorni precedenti alla pubblicazione degli articoli. Il militare, perquisito e poi sentito, nega ogni irregolarità, ma spiega che le interrogazioni al sistema venivano effettuate abitualmente dal suo ufficio per motivi di servizio. L'uomo prova a scaricare sulle modalità organizzative dell'ufficio, la cui sezione all'epoca era guidata da un magistrato esperto, l'ex procuratore di Bari Antonio Laudati. Tuttavia gli inquirenti non sono del tutto convinti di questa ricostruzione. Nel frattempo il nuovo capo della Dna, Giovanni Melillo, ha cambiato nel frattempo le procedure, ponendo alla guida di quel dipartimento tre sostituti.
Il fascicolo sul finanziere è finito poi a Perugia, proprio perché Cantone possa valutare le responsabilità eventuali di magistrati in servizio a Roma sulla diffusione di quelle informazioni sensibili e comprenderne la diffusione. Non è escluso il coinvolgimento di altre persone che potrebbero avere avuto accesso ai dati delle Sos.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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