Evade dal 41 bis con le lenzuola. Gli agenti: "E si discute di carcere duro?"

Si è calato dal muro di cinta del carcere di Badu 'e Carros, in Sardegna: perse le tracce di Marco Raduano, esponente della Sacra Corona Unita

Evade dal 41 bis con le lenzuola. Gli agenti: "E si discute di carcere duro?"

Il boss della Sacra Corona Unita, Marco Raduano, che scontava l'ergastolo al 41 bis presso il carcere di Badu 'e Carros, è evaso scavalcando il muro di cinta del carcere di massima sicurezza. Era in regime di alta sicurezza 3 e aveva condanne che avrebbe finito di scontare nel 2046. Il 3 febbraio scorso gli era stata notificata una nuova condanna diventata definitiva a 19 anni di reclusione, più tre anni di libertà vigilata, perché il ricorso in Cassazione era stato dichiarato inammissibile. A rendere noto l'evento è stato il sindacato Sappe, spiegando che le dinamiche dell'accaduto sono in corso di accertamento mentre il personale di polizia penitenziaria è impegnato nelle ricerche sul territorio. Un'evasione clamorosa, proprio nel giorno il cui la Corte di Cassazione ha bocciato il ricorso per la revoca del 41 bis ad Alfredo Cospito.

Raduano, classe 1984, detto "pallone", elemento apicale dell'omonimo clan dei Montanari egemone nel territorio, non solo garganico, sta scontando una pena per omicidio violazione legge armi e molto altro. "In diverse occasioni avevamo segnalato la carenza di personale di polizia penitenziaria, che impedivano di assicurare una scrupolosa vigilanza in visione della tipologia di detenuti reclusi nell'istituto di Nuoro", denuncia Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato autonomo polizia penitenziaria. Il segretario generale Aldo Di Giacomo del S.pp.: "Lo Stato non riesce a garantire la sicurezza dei cittadini scaricando ogni responsabilità sul personale penitenziario che non ce la fa più a fronteggiare l’emergenza determinata dalla carenza di organico, turni massacranti, strumenti e mezzi inadeguati".

Donato Capece, segretario generale del Sappe, "quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il Sappe denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l'aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento".

Aldo Di Giacomo, quindi, ha concluso: "Altro che discussioni sui diritti dei detenuti 41 bis o allentamento del carcere duro.

I familiari delle vittime come il personale penitenziario che ha pagato con la vita il servizio reso allo Stato e gli agenti che sono continuamente aggrediti dicono basta. È ora di finirla con il buonismo e di dare ascolto al sindacato del personale penitenziario".

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