I dubbi angoscianti sul caso Bozzoli

Per me Giacomo potrebbe essere innocente e non me la sento di biasimarlo per la sua fuga. Chi sarebbe felice di essere rinchiuso in cella e di marcirci fino alla fine dei propri giorni non potendo più abbracciare compagna e figlio? Se sei innocente, immagino che questa prospettiva sia di gran lunga più insopportabile.

I dubbi angoscianti sul caso Bozzoli

Buongiorno Direttore Feltri,

come è stato possibile che ci siamo fatti sfuggire un omicida consentendogli di diventare latitante e di salvarsi dall'ergastolo portandosi al seguito tutta la famigliola? Giacomo Bozzoli andava controllato,

sorvegliato, piantonato ben prima della sentenza della Cassazione. E ora chi lo acciuffa più?

Carlo Mosetti

Caro Carlo,

spieghiamo a coloro che ci leggono che ti riferisci al signor Giacomo Bozzoli, condannato in via definitiva al carcere a vita il primo luglio scorso, quando la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa che aveva impugnato la sentenza della Corte d'Assise d'appello di Brescia del 17 novembre 2023 la quale a sua volta confermava la pena dell'ergastolo con dodici mesi di isolamento diurno inflitta in primo grado a Giacomo il 30 settembre del 2022. Dunque si tratta di tre gradi di giudizio e di uno stesso identico esito.

Stando alla Costituzione quindi dobbiamo considerare Giacomo Bozzoli colpevole oltre ogni ragionevole dubbio dell'assassinio dello zio, Mario Bozzoli, allora 50enne, scomparso l'8 ottobre del 2015 dalla fonderia di famiglia, sita a Marcheno, Brescia, fonderia di cui Mario era titolare insieme al fratello maggiore, padre del latitante Giacomo. Nello spogliatoio della fonderia furono trovati i vestiti civili di Mario e la sua auto era parcheggiata ancora nel cortile della fabbrica. Quello che ha portato alla condanna, oramai con sentenza passata in giudicato, di Giacomo è stato un procedimento basato su indizi, dunque per definizione fragile. Di fatto non c'è un corpo, non essendo stato mai trovato quello di Mario. Manca un'arma del delitto. Mancano testimoni che abbiano assistito al delitto. C'è una ex fidanzata che riferisce che Giacomo avesse studiato un piano per sbarazzarsi dello zio. Ma è sufficiente questo in uno Stato di diritto per condannare all'ergastolo un essere umano? C'è poi una ipotesi di movente, ossia l'interesse economico, dato che lo zio era socio del padre di Giacomo. Si dice pure che Giacomo odiasse lo zio. Ma nessuna prova è stata fornita per dimostrare la sussistenza di questo sentimento di acredine. Peraltro in tutte le famiglie ci sono rancori ed ostilità. Si desume che Mario sia stato gettato nella fornace e che il suo corpo sia stato così bruciato e incenerito nel giro di un attimo a causa dell'altissima temperatura, 900 gradi. Ma anche di questo manca una prova. È stato condotto un esperimento il quale dovrebbe dimostrare che Mario è stato buttato nella fornace alle ore 19:28 circa del dì della sua scomparsa, quando dalla fornace è uscita una fumata bianca. Nel corso dell'esperimento in questione è stato inserito nella fornace un maialino (ovviamente già morto) vestito, per ricreare le condizioni in cui potesse trovarsi Mario al momento del suo presunto assassinio. Tale atto ha prodotto una fumata bianca. Dunque questo è sufficiente, secondo i giudici, per emettere un giudizio di condanna all'ergastolo nei confronti di un giovane che si dichiara innocente. Siamo sicuri che si tratti di una colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio? Io qualche dubbio lo nutro. Eccome.

Per me Giacomo potrebbe essere innocente e non me la sento di biasimarlo per la sua fuga. Chi sarebbe felice di essere rinchiuso in cella e di marcirci fino alla fine dei propri giorni non potendo più abbracciare compagna e figlio? Se sei innocente, immagino che questa prospettiva sia di gran lunga più insopportabile. Sia chiaro: io non ritengo che Giacomo sia innocente, ma ritengo che non possa essere considerato reo oltre ogni dubbio di buonsenso. E in questi casi il giudicante dovrebbe, allo scopo di evitare di compiere un errore madornale, astenersi dal condannare.

E adesso Giacomo è ufficialmente un latitante, ricercato non soltanto dalle forze di polizia italiane ma anche da quelle europee. Su di lui pende un mandato di cattura. Insieme a lui la compagna che ha dichiarato sicura in tribunale di credere ciecamente nella sua innocenza e il figlioletto di 8 anni.

Si vocifera che la famiglia in fuga sia in Francia, ma questo è quello che i fuggitivi hanno voluto fare credere raccontando ai parenti che sarebbero andati da quelle parti per qualche giorno. Sono convinto che la fuga sia stata studiata a lungo, pianificata nei minimi dettagli, e che sia altamente probabile che Giacomo non tornerà mai più in Italia. Se fosse colpevole davvero, allora sì, potrebbe questo essere considerato una sorta di danno alla giustizia. Ma se fosse innocente, pensa per un attimo al destino amaro di quest'uomo, costretto ad allontanarsi dalla patria e dai suoi e a darsi alla macchia per potere vivere e restare unito a compagna e figlio.

Mi astengo da ogni giudizio. Tu dici che Giacomo andava piantonato e sorvegliato, ma ti ricordo che l'imputato è innocente fino a sentenza definitiva e che Giacomo è stato un imputato modello, il quale mai ha indotto i giudici a supporre che potesse sussistere un pericolo di allontanamento. Non condivido l'idea che un imputato, a meno che non siano presenti i rischi altissimi di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, debba attendere il giudizio dietro le sbarre. I nostri istituti di pena sono già troppo gremiti di innocenti.

Dunque, Giacomo doveva e poteva stare nella sua

villetta sul lago di Garda, quella da cui è partito all'alba del 23 giugno, o forse qualche ora prima, a bordo della sua auto, facendoci perdere le sue tracce.

Se fosse innocente, mi auguro di cuore che non lo rivedremo mai più.

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