![Screen Quarto Grado](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/15/1739610580-screenshot-2025-02-15-081028.png?_=1739610580)
I punti chiave
La grande domanda nell’appello che vede imputata Alessia Pifferi è: sarà confermata l’ipotesi di omicidio o la nuova perizia virerà sulla possibilità che ci sia stata morte in conseguenza di altro reato, ovvero abbandono di minore? La donna, nel luglio 2022, lasciò da sola la figlia in un appartamento a Milano in via Ponte Lambro: la bimba, Diana Pifferi di 18 mesi, morì di stenti e la madre Alessia venne condannata all’ergastolo a maggio 2024 per omicidio.
La cartella Uompia
La difesa dell’imputata ha presentato una corposa documentazione, tra cui una cartella Uompia (Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) che contiene test sottoposti alla donna quando era bambina e che potrebbe provare o negare la presunta violenza sessuale subita a 10 anni. La cartella, nel processo di primo grado, era stata acquisita ma non analizzata, ma il dettaglio assume una connotazione importante, anche perché nel nuovo collegio peritale figurerà anche un neuropsichiatra infantile.
In quella cartella si legge, tra le altre cose: “Cognitiva 1. Livello di sviluppo raggiunto: potenzialità mediocri. Difficoltà: molte”. La madre di Alessia Pifferi, Maria Assandri, ha spiegato a Quarto Grado di non aver mai visto quella documentazione, né di essere stata al corrente di eventuali turbe psichiche riscontrate: “Io l’ho portata (dalla psicologa, ndr) con questo problema che si era chiusa (per la morte dei nonni, ndr). Una volta sola la portavo alla settimana. Quando è finita la terapia la psicologa mi ha detto che la bambina aveva superato il trauma. Io non ho visto niente”. La signora Assandri sostiene che la documentazione fosse stata inviata direttamente a scuola, e nessuno le avrebbe mai detto di effettuare ulteriori controlli.
La nuova perizia
Su Alessia Pifferi, durante il primo grado, è stata eseguita una perizia da un team guidato da Elvezio Pirfo, che ha somministrato tra gli altri i test di Wais e Rorschach. È possibile che alcuni test vengano somministrati nuovamente e a essi si potrebbe aggiungere il test di Raven. Sicuramente ci saranno nuovi colloqui con l’imputata e probabilmente potrebbero essere sentiti i famigliari.
L’indagine sulle psicologhe
Intanto, parallelamente all’iter giudiziario del caso Pifferi, prosegue anche quello delle psicologhe di San Vittore accusate di falso in atto pubblico in concorso. Per la prima volta a Quarto Grado - con gli inquirenti si era avvalsa della facoltà di non rispondere - ha parlato una delle professioniste indagate, Paola Guerzoni, che ha proclamato la sua “totale estraneità ai fatti”, aggiungendo di aver “dato la mia vita a San Vittore” e che Pifferi sarebbe “una delle persone più gravi che abbia mai visto”.
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La psicologa, con le colleghe, è finita nella lente di ingrandimento degli inquirenti perché ci sarebbe stato da parte sua un presunto eccesso di zelo. Guerzoni ha spiegato di condurre in realtà “una media dagli 85 ai 120 colloqui” al mese, per cui i 7 con Alessia Pifferi non sarebbero stati poi troppi. Ha inoltre detto come dovesse calmare i detenuti che minacciavano gesti autolesionistici o minacciavano le guardie, di come li trattasse come esseri umani: “Ci sono intercettazioni in cui dico che il sistema è violento e va cambiato”.
In questa indagine che ha rappresentato per lei “la distruzione della mia vita”, Guerzoni si domanda: “Mandare a processo per un rossetto non è incongruo?”.
Incalza, affermando che in Alessia Pifferi “sicuramente c’è un problema cognitivo consistente”, ma non per questo l’avrebbe presa a cuore: “Io sono una vecchia madre mediterranea. Come posso aver provato simpatia per una che ha fatto una cosa così? Io l’ho trattata lo stesso come una persona”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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