Ladispoli, bimbo iperattivo sospeso da scuola. Il Tar: "Va risarcito"

La soddisfazione dei genitori: “I bambini non si dovrebbero mai toccare”

Ladispoli, bimbo iperattivo sospeso da scuola. Il Tar: "Va risarcito"
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Era stato cacciato da scuola perché troppo vivace, ma ora l’istituto dovrà risarcirlo. Questo quanto registrato a Ladispoli, provincia di Roma, alla scuola Corrado Mellone. Lo studente, un bimbo di sei anni, era stato allontanato dalla comunità scolastica dal 28 febbraio al 21 marzo a causa della sua iperattività. Poi la bufera mediatica e le denunce dei genitori, che avevano chiesto l’annullamento della sospensione. Ora è arrivata la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che si è pronunciato a favore della famiglia del piccolo: stabilito un risarcimento di 2 mila euro.

Come riportato dal Messaggero, per i giudici del Tar il provvedimento disciplinare della scuola “non era finalizzato a sanzionare il minore bensì a perseguire un altro fine”. L’avvocato della famiglia Daniele Leppe ha evidenziato che in questa storia è stata riconosciuta una soccombenza virtuale: “È stato stabilito che la decisione della scuola era sbagliata nonostante l'istituto abbia revocato, in autotutela, successivamente all'intervento del Tribunale amministrativo, la sospensione del bimbo”. In un primo momento, ha sottolineato il legale, il presidente della scuola aveva puntato sull'espulsione dell'alunno sostenendo una mancata educazione da parte della famiglia o comunque per il comportamento in classe. Ma dai documenti è emerso altro: “Abbiamo appreso che in realtà la sospensione era stata motivata dalla difficoltà di non avere ore sufficienti di sostegno”.

Soddisfatta la famiglia del piccolo studente. “I bambini non si dovrebbero mai toccare, specie quelli come nostro figlio che hanno delle difficoltà”, le parole del padre:“Non ci interessano i soldi, ma è importante appunto dimostrare che i bambini non devono essere allontanati da scuola. Abbiamo lottato tanto, ci siamo rivolti anche ai carabinieri e i giudici hanno riconosciuto l'errore della scuola. Per noi è importante”. Un riscatto morale, dunque, mentre nessun dietrofront da parte del preside dell’istituto.

Anzi, ha ammesso senza troppi giri di parole che rifarebbe tutto daccapo, perché il bambino – complice il clamore mediatico – ha ottenuto 40 ore settimanali di copertura anziché 11: “Segno di una carenza sia dei servizi sociali in comune che del mondo appartenente alla scuola. A me basta questo, lo scopo per cui mi sono battuto è stato raggiunto e dico anche che in fondo la sentenza è interpretabile”.

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