L'odio verso Ferragni nasce dall'invidia

Una delle garanzie fondamentali per un imputato è la presunzione di innocenza: saranno solo i giudici a stabilire eventuali responsabilità per Chiara Ferragni

L'odio verso Ferragni nasce dall'invidia
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Caro Direttore Feltri,
Lei è stato l'unico, o almeno uno dei pochi, ad avere preso le difese dell'influncer Chiara Ferragni quando qualche mese fa è scoppiato lo scandalo del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua di Giochi Preziosi. Immagino che sappia che la signorina è indagata per truffa aggravata e che rischia da parte della procura di Milano, che ha appena chiuso le indagini, il rinvio a giudizio. Se fosse condannata, Ferragni rischierebbe pure anni di galera. E addio attico di lusso e cabina armadio, selfie e shopping. Chiara avrebbe tratto un profitto illecito mediante quello che, stando ai giudici, potrebbe essere un vero e proprio raggiro. Insomma, ha ingannato i suoi seguaci social, cioè i cosiddetti follower, milioni di persone. È vergognoso che questa furbetta qui sia un modello per tanti giovanissimi. Io le vieterei di avere un profilo sui social tanto per cominciare, in attesa della condanna.
Elisa Tresoldi

Cara Elisa,
mi pare di capire che, dal tuo punto di vista, Chiara Ferragni dovrebbe finire dietro le sbarre poiché non ti sta simpatica. Sorvolo sulla proposta illiberale di vietarle l'utilizzo dei social network per punirla peraltro di una condotta ancora da accertare. E spedirla in un gulag siberiano, no? Tu hai già stabilito che ella è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio. E questo mi fa credere o che tu sia più in gamba dei giudici e abbia già visionato prove e sentito testi o che tu - perdonami per la franchezza - sia troppo superficiale oltre che del tutto sprovvista dei rudimenti del diritto.

Ti spiego, esiste un principio costituzionale essenziale, la cui negazione implica la negazione stessa dello Stato di diritto che prevede delle garanzie per l'imputato. Si tratta della presunzione di innocenzia, in base alla quale chi è sotto processo deve essere ritenuto innocente fino alla sentenza definitiva, ovvero quella di terzo grado. Ancora deve iniziare il procedimento, neppure si sa se partirà, eppure tu, Elisa, parli di Ferragni come se fosse una truffatrice. Come ciascuno di noi, questa signora non sarà una santa, ma io ritengo che, per invidia sociale, ella sia stata trasformata in un formidabile bersaglio di odio contro cui indirizzare frustrazioni personali e malcontento. Del resto, parliamo di una donna bella, ricca, di successo, la quale, come si usa dire, si è fatta da sola.

E questo stimola inevitabilmente gelosie e frustrazioni.

Quello che pensavo mesi addietro riguardo questa vicenda non è affatto mutato. Anzi lo confermo. È stato dichiarato da chiunque scandaloso il comportamento di Chiara, ma nessuno ha redarguito le aziende che hanno incassato dalle vendite sia dei dolci natalizi che di quelli pasquali. I ricavi a chi sono andati? Alle aziende produttrici. Ferragni è stata una testimonial, a mio giudizio, in assoluta buonafede, la quale, proprio come il consumatore, contava sul fatto che parte di quei profitti andassero in beneficenza. Cosa che non è avvenuta o che è avvenuta in parte.

Allora cosa diavolo c'entra questa donna? Perché vi stracciate le vesti per lei e non per gli altri indagati, ovvero per i veritici delle aziende in questione? Consideriamo Chiara colpevole di successo, come accade spesso in Italia, dove chi ce la fa è odiato per avercela fatta. Proviamo simpatia solo per chi fallisce, per i poveracci come noi, anzi, forse ci stanno sulle balle pure loro.

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