Vi ricordate quando tre attivisti di Ultima Generazione l'anno scorso lanciarono della vernice contro il «Dito» di Maurizio Cattelan in piazza Affari a Milano? No? Neanche noi. Ormai le proteste ecologiste contro le opere d'arte sono così tante che hanno perso l'effetto-richiamo.
Comunque i tre ambientalisti sono sotto processo per imbrattamento di beni culturali. Bene. E come consulente della difesa ieri è stato sentito in aula lo storico dell'arte, con laurea honoris causa per meriti televisivi, Otto e mezzo e 110 su 110 cum laude, Tomaso Montanari. Il quale ha spiegato che opere come il «Dito» (si intende l'arte pubblica, urbana, non quella custodita nei musei) «portano il loro effetto sul pubblico a patto che il pubblico non sia passivo, ma interagisca con l'opera». Che, appunto, si può imbrattare, sfregiare, vandalizzare.
Noi siamo d'accordo con lui. Vuol dire che domani possiamo interagire con l'Ago e filo in piazza Cadorna a Milano prendendolo a martellate, tanto più che ci ha sempre fatto schifo, o bruciare la Venere degli stracci di Pistoletto (e infatti), o devastare le meravigliose stazioni della metropolitana di Napoli. O questo ci farebbe davvero godere cancellare il graffito ambientalista di Banksy a Finsbury Park a Londra.
Intanto, però, resta la contraddizione (o la
stupidità) di voler difendere l'ambiente imbrattando un'opera, per pulire la quale, poi, servono due idropulitrici a gasolio, la movimentazione di diversi mezzi, centinaia di litri d'acqua e solventi. Speriamo non inquinanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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