Maltrattamenti al nido, la titolare si difende: “Ho un metodo educativo rigido”

"Non ho mai maltrattato nessuno", la difesa della 45enne arrestata ieri per gli insulti e le violenze ai piccolissimi, di età compresa tra i 6 ei 3 anni. Le altre due educatrici finite ai domiciliari: "Eseguivamo gli ordini"

Maltrattamenti al nido, la titolare si difende: “Ho un metodo educativo rigido”
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"Non ho mai maltrattato i bambini, semmai ho adottato un metodo educativo rigido che è spesso necessario per tutelare i bambini e l'ordine nell'asilo". É questa, in sostanza, la difesa della titolare di un asilo nido a Vanzago, nel milanese, accusata di maltrattamenti ai danni dei piccoli ospiti, di età compresa tra i 6 mesi e i 3 anni. La donna, che compirà tra poco 45 anni, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip Giulio Fanales ma ha comunque deciso di rendere dichiarazioni spontanee. É assistita dagli avvocati Federico Margheritti e Michele D'Agostino. Da quello che è stato ricostruito nell'inchiesta della pm Maria Cardellicchio, la donna - già a processo per maltrattamenti - era destinataria di una misura interdittiva che le imponeva l'esercizio dell'attività e che è andata avanti fino a gennaio 2024.

Nonostante ciò ha continuato a gestire e lavorare nella struttura dell'hinterland milanese. Al fine di raccogliere prove per la nuova inchiesta, invece di chiudere l'attività (sarebbe stato possibile per via dell'interdittiva) gli investigatori hanno comunque deciso di proseguire con le intercettazioni ambientali, fino agli arresti di ieri. I reati contestati, occorre precisarlo, riguardano episodi avvenuti da gennaio di quest'anno fino a poche settimane fa, quindi solo dopo che le misure (l'obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria e interdittive) erano decadute, anche se la donna aveva comunque un processo pendente per condotte simili. In ogni caso, oggi ha comunicato al giudice preliminare di aver deciso la chiusura della struttura e di aver già disdetto i due contratti d'affitto delle due sedi.

Le altre due educatrici, anch'esse agli arresti domiciliari, hanno scelto di rispondere. Entrambe - da quanto appreso - hanno negato la maggior parte delle contestazioni ammettendo solo in pochi casi di aver "esagerato" eseguendo gli ordini "tassativi e cogenti" della titolare della struttura.

Ordini dai quali non si sarebbero sottratte per timore di essere licenziate, visto che lavoravano entrambe non come dipendenti ma come partita iva. Avrebbero anche provato a cercare un altro lavoro - è la loro difesa - senza riuscirci.

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