Il medico legale: “Giulia non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure"

La parola oggi in aula al medico legale Andrea Gentilomo, che ha effettuato l'autopsia sul corpo della 29enne uccisa al settimo mese di gravidanza a Senago, nel milanese. Poco prima tutto il pubblico è stato fatto uscire dall'aula: "Immagini troppo dure"

Il medico legale: “Giulia non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure"
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“Non è emerso alcun taglio di tipo autolesivo. Non si è difesa”. Sono le valutazioni di Andrea Gentilomo, il medico legale incaricato di effettuare l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa incinta al settimo mese a Senago, nell’hinterland di Milano. Il medico ha spiegato che la morte è da ricondurre a un “processo emorragico derivante da lesioni vascolari, in particolare arterie e la vena succlavia”. Quando in aula sono state mostrate le immagini del corpo, tutti i cronisti e il pubblico presente nell'aula della corte d'Assise (in particolare scolaresche) sono state fatte uscire.

Dalle valutazioni del medico ci sarebbero due coltelli compatibili (che infatti sono stati sequestrati) con le ferite procurate da Alessandro Impagnatiello, il barista trentenne reo confesso dell’omicidio avvenuto il 27 maggio 2023. Giulia Tramontano, è emerso inoltre dall’autopsia, è stata uccisa con almeno 37 coltellate tutte localizzate sul retro del corpo: 24 sul distretto cervicale, le altre sul torace superiore e dorsale. “Solo alcuni di questi fendenti sono penetrati in profondità”, ha spiegato ancora Gentilomo. Secondo il medico legale è difficilissimo dire che Giulia Tramontano sia stata uccisa mentre si trovava di fronte al suo assassino o alle spalle.

"Giulia è stata uccisa da dietro"

Eppure da quello che è emerso Gentilomo ritiene che sia stata “uccisa da dietro. Parliamo di due soggetti che si fronteggiano, l’azione è estremamente dinamica, sia per i movimenti della vittima che per quelli del killer. Ma le zone interessate dalle lesioni si sarebbero potute raggiungere, tutte, più facilmente da dietro”. Inoltre “sulla parte anteriore del corpo non ci sono segni” e anche le due lesioni sul viso, vicino alle orecchie, e quella sul sopracciglio, sarebbero "compatibili" con un’azione che si è svolta principalmente da dietro. Ha anche spiegato che il colpo inferto alla laringe avrebbe potuto impedire a Giulia di "urlare".

Il bambino è morto successivamente alla madre

In aula un altro medico del collegio che ha effettuato l'autopsia, Nicola Galante, ha spiegato che la "morte del feto è successiva alla morte della madre, ed è stata determinata da insufficienza vascolare utero placentare, provocata dall’emorragia materna". Più tardi l'anatomopatologo Ezio Fulcheri ha sottolineato che dall'esame dei campioni di "parete uterina" non sono state trovate "né lesioni vascolari, né segni di contrazioni, e nessun segno di travaglio in atto".

Il tossicologo: "Nell'ultimo mese picco di somministrazione di veleno per topi"

Il tossicologo Mauro Minoli ha spiegato che il veleno ritrovato e sequestrato a Impagnatiello, il bromadiolone, "si accumula nell’organismo, nel fegato in particolare, perché ha un tempo di eliminazione molto lungo. É stato rilevato sia nella madre che nel feto, presumibilmente perché la placenta ha la funzione di bloccare gli agenti esogeni. Nel fegato della madre si trovava in misura 30 volte superiore al feto". L'esperto ha spiegato che "il veleno inibisce l’azione della vitamina K, influendo sulla coagulazione del sangue". Ha sottolineato che ha un "sapore amaro". Un dettaglio non da poco: secondo quanto emerso nell'indagine, e poi nel processo perché lo hanno la madre e la sorella, Giulia aveva lamentato di sentire un sapore cattivo nell'acqua delle bottiglie d'acqua, ndr. Minoli ha aggiunto che si tratta di una sostanza "con una bassa mortalità" anche se potrebbe creare problemi seri in caso di taglio per via della sua capacità di incidere sulla coagulazione del sangue. "Dall'esame del capello - ha spiegato l'esperto - sicuramente nell’ultimo mese rispetto agli accertamenti (che risalgono ai giorni immediatamente successivi all'omicidio, ndr) c’è una risposta molto più alta, quindi potremmo dire che c’è stato un aumento della somministrazione".

Il tossicologo ha spiegato che sono stati trovati "alcol, acetone e benzina" sul corpo di Giulia, probabilmente utilizzati da Impagnatiello per accelerare la combustione del corpo (ha provato a disfarsi del corpo, ndr) una volta uccisa la donna.

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