La maestra, l'autista, il prestanome: tutti i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

Era il 16 gennaio quando il boss Matteo Messina Denaro veniva arrestato, dopo 30 anni di latitanza, dai Carabinieri del Ros presso la clinica Maddalena di Palermo. Da quel momento è iniziata una caccia agli uomini e alle donne che ne hanno permesso la latitanza

La maestra, l'autista, il prestanome: tutti i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro
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Se Matteo Messina Denaro è stato nascosto e invisibile per 30 anni ha avuto un appoggio forte da parte di un gruppo di fiancheggiatori che ne hanno coperto la sua latitanza. Il primo è legato al nome di Andrea Bonafede, a cui era intestata la carta d'identità del boss nel momento in cui viene arrestato. In data 23 gennaio 2023 è stata applicata la misura cautelare in carcere per il reato di partecipazione a Cosa nostra.

Successivamente le indagini si indirizzano nei confronti di Alfonso Tumbarello, il medico di Campobello di Mazara che seguiva il percorso terapeutico del boss con la carta d'identità di Andrea Bonafede. Il medico viene successivamente arrestato per aver curato il boss sotto falso nome e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico. Tumbarello avrebbe garantito "all'esponente di vertice dell'intera associazione Matteo Messina Denaro, durante la sua latitanza, l'assistenza sanitaria, l'accesso alle cure pubbliche e un intero percorso terapeutico sotto falsa identica, con ciò consentendo all'associazione mafiosa di continuare a essere gestita, diretta e organizzata dal predetto Messina Denaro".

Le sue donne

Nell'ambito della rete dei fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro c'è anche la vicenda dei coniugi Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lancieri, arrestati entrambi perché avrebbero aiutato il boss, ospitandolo in via continuativa e per numerosi giorni presso la propria abitazione a Campobello di Mazara, dove quest'ultimo, si legge nell'ordinanza "consumava abitualmente i pasti principali ed alla quale poteva accedere ed allontanandosi sottraendosi ai servizi di osservazione della polizia giudiziaria anche grazie alla vigilanza preventiva che costoro effettuavano sulla pubblica via per verificare l'eventuale presenza delle forze dell'ordine o di altre persone, fornendo prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza".

Le perquisizioni

Viene perquisita anche l'abitazione estiva dell'avvocato, a Torretta Granitola e un altro immobile in via Galileo Galilei, sempre a Campobello di Mazara. Il 21 gennaio viene ritrovata l'autovettura del boss Matteo Messina Denaro. Si trovava all'interno di un cortile, nei pressi del terzo covo, a Campobello di Mazara, in via San Giovanni, e a 300 metri dal primo, di fronte l'abitazione di Giovanni Luppino. Si trattava di un'Alfa Romeo nera, modello "Giulietta" la cui chiave era stata ritrovata nel borsello di Matteo Messina Denaro al momento dell'arresto. Era parcheggiata sotto una tettoia in cui vi erano anche attrezzi agricoli, camion e trattori parcheggiati. L'auto è immatricolata nel 2020, regolarmente assicurata e appartenente a Giuseppa Cicio, madre di Andrea Bonafede, prestanome del boss.

L'Alfa Romeo Giulietta nera del boss Matteo Messina Denaro viene ripresa da diverse telecamere installate all'esterno del Palazzo Municipale a Campobello di Mazara. È accaduto nei giorni prima dell'arresto, cioè sabato 14 gennaio alle ore 11.00 circa e domenica 15 alle ore 13.50 circa. Dagli accertamenti del Ros dei Carabinieri emerge che Lorena Lanceri non si sarebbe limitata a fornire ospitalità e assistenza continuativa a Matteo Messina Denaro. L'analisi degli elementi investigativi sequestrati nei vari covi del boss di Castelvetrano e nell'abitazione di sua sorella Rosalia ha permesso di acclarare che il ruolo di Lorena Lanceri sarebbe stato quello di veicolare le informazioni tra il boss e le persone con cui egli intratteneva rapporti particolarmente intensi. Un ruolo, come si legge nell'ordinanza: "riservato alle persone che godono della massima fiducia del capomafia latitante".

In manette finirà anche Laura Bonafede, maestra elementare e figlia del boss di Campobello di Mazara. Alla figlia, Martina Gentile, classe '92, sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Entrambe sono accusate di avere aiutato il boss Matteo Messina Denaro, in concorso tra loro e con Emanuele Bonafede, Lorena Lancieri Lorena ed altri soggetti, provvedendo alle sue necessità anche di vita quotidiana; nell'aver condiviso con questi un linguaggio codificato nelle comunicazioni scritte al fine di celare l'identità delle altre persone coinvolte nella sua assistenza; nell'aver adottato particolari cautele in occasione degli incontri di persona al fine di eludere i controlli delle forte dell'ordine e fornire al latitante informazioni su possibili rischi connessi alla frequentazione di persone e luoghi specifici.

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