"Il nulla osta non è mai stato fiscale". Parla il caposquadra della strage Brandizzo

Andrea Girardin Gibin è ancora sotto choc dall'incidente di Brandizzo e oggi spiega: "Quando ci davano il via, si cominciava a lavorare. Le carte potevano anche arrivare dopo"

 "Il nulla osta non è mai stato fiscale". Parla il caposquadra della strage Brandizzo
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Sono passati quasi due mesi dalla strage di Brandizzo, nella quale sono morti 5 operai impegnati in alcuni lavori di manutenzione sui binari della stazione in provincia di Torino. Si potrebbe chiamare errore umano, se non fosse che ciò che ha portato alla loro morte è stata una pratica ben nota e diffusa, come hanno ammesso i primi due tecnici che sono stati indagati, il caposcorta Rfi e il caposquadra della ditta esterna incaricata di effettuare i lavori. Ed è proprio quest'ultimo, Andrea Girardin Gibin, a raccontare in un'intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, la sua versione dei fatti.

"Erano i miei ragazzi. Io li vedo ancora lì, su quel binario. Ogni giorno. Non riesco a togliermi quella scena dalla mente. Oggi non resisto più al suono di un treno che passa. Non riesco più a vederne uno. Nemmeno in tv. Perché la testa mi torna lì. A quel momento", dice l'uomo, che dal giorno dell'incidente vive in un incubo perenne. Si definisce un "miracolato", perché solo per pochi metri non è finito anche lui nel computo delle vite spezzate dal treno che, viaggiando a velocità sostenuta (com'era autorizzato a fare) ha portato via per sempre la vita dei suoi 5 colleghi. "Sono vivo. Ma non so se sia fortuna o un miracolo. Ero a lavorare con loro. Ero rivolto verso il treno. Ho visto una luce e quando sono saltato fuori dalla ferrovia e mi sono girato, il treno stava ancora passando", spiega. Un secondo che può cambiare la vita di un uomo, come spesso accade in molti casi in cui solo un battito di ciglia separa la vita dalla morte.

"Noi che eravamo sui binari facevamo quello che ci dicevano. Il nulla osta, da parte delle ferrovie, non è mai stata una cosa così fiscale. Quando ci davano il via, si cominciava a lavorare. Le carte potevano anche arrivare dopo", spiega l'uomo entrando nel dettaglio di un meccanismo che da fuori appare quanto meno incauto. È per questo che sono morti gli operai: la sala operativa, per diverse volte, aveva negato l'autorizzazione a scendere sui binari ma il caposcorta Rfi aveva comunque autorizzato l'inizio dei lavori. "Si è sempre fatto così e ora tutti dicono che non si deve. A noi però non lo dicevano", spiega oggi Girardin Gibin.

Dalle sue parole emerge anche un retroscena di quella notte: "(Antonio Massa, il caposcorta Rfi, ndr) la notte del fatto ha detto: 'È colpa mia'. Purtroppo è vero. Noi come semplici operai non abbiamo il controllo della sicurezza nei cantieri. Siamo nelle mani di questi signori. Ci danno l’ok e noi facciamo".

Quel che resterà impresso per tutti, anche per chi non era lì quella notte, è il video del più giovane degli operai, girato pochi minuti prima della tragedia. Proprio in quel video, si sente la voce di Massa che dà le istruzioni in caso di passaggio del treno. Istruzioni che si sono rivelate inutili, vista la perdita di 5 vite.

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