Omicidio Mastropietro, Oseghale ricorre in Cassazione: “Basta, nessun rispetto per noi”

Comprensibile la rabbia della mamma di Pamela Mastropietro per il ricorso il Cassazione: "Spero che i magistrati si mettano una mano sulla coscienza"

Omicidio Mastropietro, Oseghale ricorre in Cassazione: “Basta, nessun rispetto per noi”
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Nuovo ricorso in Cassazione per Innocent Oseghale, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Pamela Mastropietro. "Ci auguriamo che la Corte di Cassazione prenda atto del nostro ricorso, annulli o revochi la sentenza, dunque revochi la condanna all'ergastolo", ha dichiarato l'avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi di Oseghale. Il nuovo ricorso è stato presentato perché, a detta del pool difensivo, in sede di sentenza ci sarebbe stato un errore nella ricostruzione. "La Corte sostiene che Oseghale abbia ritardato la cessione della sostanza stupefacente affinché (Pamela ndr) entrasse in casa sua. Ma in realtà non è stato Oseghale a dare la droga, lui ha fatto solo da tramite", ha spiegato Matraxia, ribadendo che Oseghale ha sempre negato la violenza sessuale. Comprensibile la rabbia della madre di Pamela, uccisa e fatta a pezzi a 18 anni, i cui resti furono trovati in due trolley.

"Sto veramente male. A sei anni e dieci mesi mi arriva questa nuova batosta, è troppo: non c'è rispetto per le vittime e per le famiglie delle vittime. Non è giusto", ha dichiarato Alessandra Verni, mamma di Pamela, all'Adnkronos. "Io spero che rispettino il dolore, tutta la violenza che ha vissuto Pamela quel giorno. Spero che rispettino il dolore di noi familiari, che di riflesso siamo anche noi vittime. Per quanto mi riguarda, io sto pagando anche con la salute questo dolore, mentre il papà di Pamela è morto lo scorso anno", ha detto la donna. "Spero che i magistrati si mettano una mano sulla coscienza e rigettino tutto" ha concluso. Un appello disperato da parte sua, una richiesta di clemenza, quasi di pietà, per elaborare l'enorme dolore che ancora lacera l'anima.

Sperava che con l'ergastolo si fosse chiusa la vicenda giudiziaria, che almeno su quel capitolo si fosse scritta la parola fine. Invece no. "Ora è come tornare indietro", ha proseguito Verni, sottolineando che, quando sta succedendo, è la conferma che, dietro alla morte di Pamela, c'è qualcosa di più grosso". Alessandra Verni non riesce ad accettare quel che sta ancora subendo: "Noi, tante famiglie di vittime, siamo stanche. Parlano di carceri, di rieducazione, parlassero anche di tutela e di diritti delle vittime e delle loro famiglie, di certezza delle pene, dure e senza sconti per chi commette delitti efferati, omicidi volontari e violenza".

Un appello che, al di là delle ideologie e del buonismo imperante, andrebbe ascoltato e per il quale sarebbe necessario lavorare bipartisan. Perché quel che è stato fatto a Pamela non può essere meritevole di sconti di pena.

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